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“Pacifiction” speciale II – Il piacere dell’infondato

A differenza di La morte di Luigi XIV (2016) qui Serra lavora molto di più con l’identificazione spettatoriale con la star, legando il corpo attoriale a un labirinto narrativo in cui districarsi, trovare uno scopo. Anche il piacere spettatoriale si rivela infondato o, meglio, si rivela proprio come piacere dell’infondato, gioco con le proprie paure, ricerca di rassicurazioni dalle proprie paranoie in immagini che però non chiedono niente allo spettatore. La paranoia infatti si dà solo come atmosfera e non come evento narrativo. Quel che ne risulta è piuttosto un thriller metafisico à la Antonioni in cui è proprio l’incertezza ontologica ciò che genera piacere.

“Pacifiction” speciale I – La minaccia fantasma

Albert Serra si è infatti distinto per uno stile particolare e molto riconoscibile, in cui a una ricerca tecnica ed estetica molto raffinata si unisce la rappresentazione di storie mortifere che si dipanano lentamente, concedendo tutto il tempo allo spettatore per immergersi in un ritmo pacato, fluido e riflessivo. Il tema del potere e dell’immagine degli uomini che lo detengono è ricorrente nella sua filmografia. E torna anche in Pacifiction, che abbandona l’ambientazione storica che aveva contraddistinto tutti i suoi film precedenti per portarci nella Tahiti degli anni ‘90 a seguire le attività del fittizio alto commissario dell’isola De Roller.

“Liberté” al Torino Film Festival 2019

Liberté è il nuovo (e quinto) film di Albert Serra – regista catalano che più di tutti, oggi, lavora all’ibridazione tra cinema e arte contemporanea – che, come sempre, traendo ispirazione da un fatto storico o da un’icona narrativa, mette in scena “de-drammatizzazione”, asciugando i nuclei narrativi di base e restituendo un tempo realistico e sospeso, lontano dagli intrecci e dai conflitti, de-sacralizzato ma non dissacrante, incentrato esclusivamente su un’idea, un concetto ribadito all’estremo. Se, allora, in Historia de la Meva Mort (“storpiatura” delle memorie di Casanova: Storia della mia vita) raccontare Casanova era un pretesto per mettere in scena l’illuminismo in decadenza e in transizione con il romanticismo, qui il gruppo di libertini assume i connotati di agnelli sacrificali rappresentanti la fine del libertinismo.