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“Casco d’oro” e la ricezione. Storia di una legittimazione cinefila

È difficile credere che Casco d’oro, oggi considerato da tutti il capolavoro di Jacques Becker, sia stato largamente respinto alla sua uscita in Francia perché considerato una delusione rispetto ai precedenti film dell’autore. Sembra che a deludere la critica francese sia stato il fatto che Becker, fino ad allora considerato il cronista della società francese contemporanea, avesse realizzato un dramma in costume. Ma per Becker Casco d’oro non era un film in costume in senso tradizionale. La sua ricostruzione della Parigi fin-de-siècle è minuziosamente dettagliata, e all’interno di essa il cast si comporta come se fossero nel loro habitat naturale.
Philip Kemp, “Sight and Sound”, dicembre 2012

“Casco d’oro” e la critica

Nell’antologia critica del film restaurato, di ritorno nelle sale di prima visione, spiccano le parole di Lindsay Anderson: “Quando in Inghilterra scrissi la recensione di Casco d’oro, tentai di definire la scintilla che faceva splendere l’opera di Becker, e conclusi che in definitiva si trattava ‘di una simpatica fascinazione di fatti e di gesti’. Volevo così sottolineare la complicità che esiste tra Becker e ciò che si potrebbe definire ‘il superficiale’; non che sia un regista superficiale, ma per lui il superficiale non è mai fuori luogo. È affascinato dagli oggetti, dalle scenografie, e dal modo in cui rivelano i pensieri, le convinzioni e le emozioni degli uomini e delle donne che li utilizzano”.

Amore e malavita nella Parigi ottocentesca. “Casco d’oro” di Jacques Becker

Casco d’oro è sia un film che è affresco di un’epoca, sia un film dove ci sono i personaggi basilari del noir francese (e non solo): la prostituta, a cui dà vita una bellissima e intensa Simone Signoret in uno dei più grandi ruoli della sua carriera (prima ancora de I diabolici di Clouzot), l’ex galeotto che vuole ricominciare una vita onesta ma è travolto dagli eventi (col volto inconfondibile dell’italo-francese Reggiani), il boss (un grande Dauphin), il protettore, il poliziotto corrotto e tutta una parata di sgherri coi volti giusti. Come accadrà in Grisbì (e parzialmente anche ne Il buco), il cinema noir di Becker è improntato al cherchez la femme, poiché è sempre l’amore per una donna a muovere i personaggi e a guidarli nel drammatico destino, mentre la colonna sonora di Georges Van Parys suona e palpita insieme a loro.