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“La fiera delle illusioni” più adattamento letterario che remake

Del Toro ha esplicitamente dichiarato di non aver voluto inserire nessuna voce narrante esterna, nessuna strada notturna percorsa da uomini in cappotto, nessuna veneziana socchiusa da cui filtra qualche lama di luce, ma di aver invece voluto mantenere inalterato quel chiaroscuro, quella maniera obliqua che il noir ha di leggere la realtà. “Ho voluto fare un film – ha dichiarato – che fosse ambientato nel passato ma che parlasse del presente”. Un presente che il regista continua a raccontare attraverso la lente deformata di fauni, mostri marini, fantasmi e geek-mangiabestie.

“La fiera delle illusioni” senza redenzione

A un primo livello il personaggio di Stan è avvicinabile per movenze e abiti al protagonista de Il postino suona sempre due volte di Tay Garnett (1946). Però a Guillermo del Toro non basta e quindi inserisce alcuni tratti del Frank del remake di Bob Rafelson, ma non è ancora sufficiente. Quindi se il personaggio interpretato da Jack Nicholson passa dall’avere una spiccata propensione alla negatività al diventare negativo, quello interpretato da Bradley Cooper è un predestinato, può solo ricevere e dare morte, opprimere ed essere oppresso, incantandoci e illudendosi di non esserlo. Del Toro ci mette quindi davanti a un film disperato e a una storia ingannevole.

Il circo della mente. “La fiera delle illusioni” tra psicanalisi ed emarginazione

Tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham, La fiera delle illusioni (Nightmare Alley) di Edmund Goulding è uno di quei film che si contraddistingue per un invidiabile ritmo e compattezza, esaltati dallo stile asciutto, dalla fotografia espressiva e dalle interpretazioni: tutti elementi che incidono sulla riuscita generale del film più del mero sviluppo della trama. È una storia di ambizione, dimensioni dell’ego e risvolti psicanalitici collocata dove non ti aspetti: tra un circo itinerante e i night club, dai bordi della rispettabilità sociale ai luoghi dell’intrattenimento dell’alta società, in un mondo dove comunque vigono gerarchie, invidie, successi e insuccessi, e diversi gradi di emarginazione.