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Il ritorno transmediale alla Matrice – “Matrix Resurrections” perché SÌ

Lana Wachowski (che sceneggia e produce insieme alla compagna Rita) decide di mettere in scena un vero e proprio apparato nostalgico, intenso nel vero e proprio senso etimologico del termine, come “ritorno”. Il ritorno alle origini, il ritorno ai personaggi, il ritorno a Matrix, il ritorno all’amore. Ma come ci si approccia, nostalgicamente, a una mitologia? Semplicemente distruggendola e rimodellandola e addirittura ironizzandola. È l’Anti-Matrice che prende totale consapevolezza del sé, in un rifacimento di immaginari e mitologie senza precedenti.

La matrice autoreferenziale – “Matrix Resurrections” perché NO

Il problema narrativo che si pone inevitabilmente quando si riprende una saga dopo lustri, specie una così importante, è che l’autrice si trova costretta a riciclare i personaggi noti, ad uso dei fan di lunga data, quanto a riassumere i precedenti capitoli ai neofiti, o a chi comprensibilmente non ne ricorda i dettagli. In questo compito Wachowski se la cava bene, specie all’inizio, e non risulta né prolissa né ridondante, salvo poi riassumere la vita di ogni singolo personaggio secondario che viene inquadrato anche solo una volta nei primi tre film.