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“Il signore delle formiche” biopic del Potere

La condanna di Aldo Braibanti diventa l’occasione per il regista di girare un biopic non solo del mirmecologo (studioso delle formiche, da cui il titolo del film), filosofo, drammaturgo, partigiano comunista e unico condannato per plagio nella storia del diritto, ma anche e soprattutto del Potere italiano che opprime la differenza: certamente attraverso i suoi apparati correttivi e punitivi, ma, anche, in modo pervasivo, occupando e rovesciando spazi di opposizione e controcultura. Amelio tiene in equilibrio questa riflessione sul Potere, di cui mostra anche le pericolose ramificazioni nel nostro tempo con le richieste di emozioni e sentimenti che ci si attende da una storia d’amore.

“Il signore delle formiche” tra collettivo e privato

Il film è costruito attorno a due nuclei. Due metà ben definite. Due luoghi: l’Emilia-Romagna e Roma. Due protagonisti: Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) e il giornalista Ennio (Elio Germano). Due storie che, per tornare al discorso di prima, mettono in campo una particolare commistione tra discorso collettivo e privato. Di fatto Il signore delle formiche è un film che vuole essere monito sociale e punto di riferimento morale, ma allo stesso tempo si costruisce tutto sulla storia di emarginati che si auto-escludono, serviti da una regia che li circoscrive in sfondi opacizzati chiusi sui loro volti e totalmente disinteressata alle folle.