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“Salvatore Giuliano” come processo al genere:

Fin dalle informazioni iniziali che dichiarano che i luoghi dove è stato girato il film sono gli stessi dove Giuliano ha passato gli ultimi anni della sua vita, il film rifiuta il genere del biopic per connotarsi come un’indagine di cui la macchina da presa rappresenta il principale strumento di detection. Rosi e gli sceneggiatori Suso Cecchi d’Amico, Enzo Provenzale e Franco Solinas paradossalmente non conferiscono a Giuliano un’identità cinematografica riconoscibile: il volto di Pietro Cammarata, già di per sé sconosciuto agli spettatori, non viene mai inquadrato in modo nitido e la figura del bandito non diventa mai protagonista in prima persona della narrazione.

“Salvatore Giuliano” e la critica del 1961/62

In occasione della doppia distribuzione di film restaurati di Francesco Rosi (Salvatore Giuliano e Mani sulla città) da parte della Cineteca di Bologna, come di consueto peschiamo dal mini-sito dedicato al film, dove si può attingere a molti altri materiali, per rileggere alcuni grandi nomi della critica e della cultura, tra cui Soldati e Piovene, a proposito del film sul bandito siciliano. Segue.