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“La casa sul mare” e l’Europa che verrà

Come sempre, Guédiguian misura il mondo secondo il metro della sua patria, Marsiglia, e per di più sceglie un titolo che indica precisamente il desiderio di accoglierci in un privilegiato universo narrativo e geografico. Benché qui non varchi quasi mai i confini di una zona piuttosto circoscritta, continua a parlare di quell’accogliente città portuale ed operaia che ormai vive solo nei suoi ricordi. Se già nel cupo e rapsodico La ville est tranquille (2001) era centrale il mutamento antropologico di una popolazione contaminata dal neofascismo, i germi del dubbio toccavano perfino gli umili e gentili proletari de Le nevi del Kilimangiaro (2011), chiamati a confrontarsi con i contraccolpi più concreti che una crisi economica può provocare in un’operosa e solidale comunità. In una stagione dominata da revanscismi e crisi ideologiche, Guédiguian mette in scena il privato per rinsaldare il suo sguardo militante e dire due o tre cose sulla famiglia, il passato, l’Europa che verrà. 

“L’affido” a Rendez-vous 2018

Alla prima esperienza nel lungometraggio, l’attore Xavier Legrand estende il plot del suo precedente corto, Avant que de tout perde, grazie a cui fu candidato all’Oscar, ed orchestra una vicenda devastante sulla violenza contro donne rese vulnerabili anche dalle carenze dello Stato e, di conseguenza, figli che subiscono la crudeltà dentro le mura domestiche. In questo senso la sua adesione al punto di vista e allo sguardo sgomento del bambino è totale, e il piccolo Thomas Gioria si assicura tutti gli applausi per come riesce a piangere con una verità così lancinante da spezzare il cuore ogni volta che il suo viso appare sullo schermo. Premiato con il Leone del futuro per l’opera prima e con il Leone d’argento per la miglior regia, Legrand non risparmia niente in questo implacabile dramma.