Ho cominciato ad amare il cinema in una città immersa nell'acqua: Venezia.

Era destino che vivessi l'avventura del mio primo film in una città davanti all'acqua: il mare di Ostia.

                                                                                                                                                             Luciano Emmer

 

Nella sezione Una domenica a Bologna, dedicata ai racconti di cinema che si svolgono appunto la domenica, non poteva mancare Una domenica d’agosto (1950) di Luciano Emmer, suo esordio nel lungometraggio a soggetto. Grazie alla documentazione del suo archivio, conservata presso la biblioteca della Cineteca, è possibile respirare nuovamente l’atmosfera in cui il film è stato girato e sapere quale accoglienza il pubblico e la critica gli hanno riservato.

Il film è anche l'esordio nel ruolo di produttore dello sceneggiatore Sergio Amidei. Emmer ricorda che il loro primo incontro avviene alla moviola, mentre sta montando il documentario Isole della laguna (1948): 'Con la sua brusca ed aggressiva timidezza mi chiese: «Hai mai fatto l'aiuto regista di un film?». «No». «Hai mai fatto il Centro Sperimentale?». «No». Rassicurato mi disse a bruciapelo: «Vuoi fare un film con me?».

Franco Interlenghi, scelto per il ruolo dell'adolescente Enrico, racconta che durante le riprese, girate ad Ostia in pieno agosto, tra i due era un continuo battagliare; Emmer, milanese, garbato ma fermo, non voleva sentire storie, mentre Amidei, triestino, intelligente ma aggressivo, voleva sempre avere ragione. Contro ogni pronostico, dopo circa otto settimane, la lavorazione del film arriva a termine e Amidei lo mostra in proiezione privata a Suso Cecchi d'Amico che lo elogia senza riserve.

Nella brochure del Film Club di Napoli del 2 aprile del 1950 Vasco Pratolini scrive: 'Emmer era finora quel documentarista che sappiamo [....]. Ora io non so quale peso avrà nella carriera di Emmer questo suo lavoro di documentarista che gli ha meritato una risonanza internazionale; so tuttavia che dopo Domenica d'agosto, il cinema italiano può contare sull'ingegno di un nuovo regista. [....]. E' un esordio sotto i colori della semplicità, dell'immediatezza, felice esordio, che sollecita una partecipazione altrettanto spontanea, cordiale... Emmer ci offre il cartone di un'opera che altro non aspetta che il respiro della parete'.

Nonostante al film abbiano contribuito due capisaldi del neorealismo come Amidei e Zavattini, la critica italiana si dimostra nel complesso tiepida. Sulle pagine di 'Il giornale del lunedì', Kezich  scrive: "Una felice coincidenza d'interessi ha fatto dunque di Domenica d'agosto un bel film: simpatico, intelligente, ben costruito. Eppure, dovendo trovargli una casella nel quadro del nuovo cinema italiano, saremo portati, quasi d'istinto a collocarlo su un piano minore".

Dalla penna di Ennio Flaiano esce una recensione tagliente come un rasoio: "Così il suo film è un contrappunto di quattro o cinque storie, con otto o dieci personaggi principali i quali hanno il grave torto di avere delle facce che, una volta viste, non te le ricordi più. [...] Dove Emmer vince la partita con tutti gli onori, è nella descrizione della spiaggia [...] Ostia insomma, col suo milione di bagnanti domenicali; ed è una descrizione felice, che segue fotograficamente il corso del sole e arriva infine a produrre nello spettatore il disagio fisico per la stanchezza dei protagonisti e del coro. [...] Ostia, nell'implacabile fotografia di Emmer, ricorda più i campi di concentramento che il lido felice dove sbarcò Enea. [...] Si aggiunga che la pubblicità avvertiva: «è un film al quale avete collaborato anche voi». Non si poteva davvero essere più spietati".

Il film non sfugge alle maglie di un discorso sociale e culturale più ampio che vede la formazione di una nuova classe media le cui espressioni, soprattutto quelle legate alla soddisfazione di sogni e  desideri, mal si accordano ai canoni con cui gli intellettuali identificano il neorealismo. Kezich colloca il film "su un piano minore", Casiraghi si augura che il cinema italiano affronti temi più 'reali'. Ma reali rispetto a cosa? Non è forse lo stesso Flaiano che nella sua feroce analisi del film dichiara che l'umanità domenicale fotografata da Emmer sulla spiaggia di Ostia è la parte più riuscita dell'opera? Ed è proprio Flaiano che senza falsi pudori non nasconde il suo orrore per quello che la società sta diventando.

Di certo ha avuto ragione Pratolini che chiudendo il suo pezzo scrive: Vi invito a guardare Domenica d'agosto, penso sia un film di cui ci ricorderemo.