Dalla nostra corrispondente a Londra. 

Nella filmografia di Noah Baumbach ogni pellicola sembra rappresentare un passo verso la perfezione stilistica raggiunta in Storia di un matrimonio. Presentato in concorso allo scorso Festival di Venezia, il film ha ricevuto un consenso di critica e pubblico praticamente unanime, comparendo anche nella lista dei migliori film dell’anno stilata dall’autorevole Sight and Sound. In Storia di un matrimonio, Baumbach esplora nuovamente il tema del divorzio già al centro de Il calamaro e la balena, ribaltando però il punto di vista: se ne Il calamaro e la balena le esperienze attorno alla separazione erano quelle vissute dai figli, in Storia di un matrimonio ad essere protagonista è la coppia formata da Charlie e Nicole.

In occasione dell’uscita del film nei cinema e su Netflix, Noah Baumbach è apparso sul palco del British Film Institute di Londra, dove ha parlato della genesi della pellicola, del suo rapporto con gli attori e dell’importanza dei musical nella diegesi. “Cercavo un modo per ritrarre una storia d’amore e volevo, allo stesso tempo, esplorare il processo del divorzio. Raccontare di un matrimonio che si disintegrava mi dava l’opportunità di parlare del matrimonio stesso” ha spiegato il regista. Nel film, Baumbach non giudica i due protagonisti, rimanendo imparziale; anche gli avvocati, che potrebbero diventare gli ovvi antagonisti, non vengono dipinti come tali. Il vero nemico in Storia di un matrimonio è il sistema giuridico americano: “Per me è stato importante che gli avvocati non risultassero cattivi, sono professionisti di un sistema che a volte non sembra avere nessun tipo di razionalità”.

Uno degli aspetti più sorprendenti della pellicola è l’armonia con cui vari generi convivono nella storia. Baumbach ha ammesso che questa commistione è avvenuta in maniera inaspettata: “Mentre lavoravo al film mi si sono rivelati una serie di generi che non erano presenti quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. C’è qualcosa di decisamente comico in certe situazioni in cui si trovano i personaggi, ma anche di tragico e horror. Ci sono inoltre elementi da musical. Il mio ruolo come regista è essere aperto ai vari generi, non dovevo aggiungere scene comiche o drammatiche per bilanciare la storia, ma semplicemente essere consapevole della loro presenza”.

Ad interpretare il ruolo di Charlie è Adam Driver (al suo quarto film con Baumbach), mentre Scarlett Johansson dà volto a Nicole: “Adam è stato coinvolto fin dall’inizio e quando è stato il momento di scegliere un’attrice per il ruolo di Nicole, abbiamo pensato immediatamente a Scarlett Johansson. Quando ho incontrato Scarlett per parlare del progetto, era in ritardo e si è scusata dicendo che era al telefono con il suo avvocato perché stava divorziando. In un certo senso, il fatto che Scarlett stesse attraversando la stessa esperienza del personaggio che le proponevo è stata una ragione per fare il film e si riflette anche nella storia. Gli attori portano qualcosa di sé nella pellicola e questo la rende molto personale. In fase di montaggio sentivo che il film apparteneva agli attori e per un regista questa è una delle cose più belle”.

Oltre ai due protagonisti, Storia di un matrimonio presenta anche una serie di straordinari personaggi di supporto interpretati da Alan Alda, Ray Liotta e Laura Dern: “Ho conosciuto Laura quando ho usato una clip da Velluto Blu ne Il calamaro e la balena. Laura era nella scena e ho dovuto chiederle il consenso per utilizzarla; ho avuto la sensazione che quello fosse il nostro primo film insieme. Ci conosciamo da molti anni e sembrava strano non aver lavorato insieme, perché era come se lo avessimo fatto. Abbiamo la stessa età, ma sento di essere cresciuto con i suoi film La prima volta, Rosa Scompiglio e i suoi amanti, Velluto blu  e Cuore selvaggio. 

La Dern è protagonista di uno dei monologhi più brillanti del film, in cui l’attrice inveisce contro un mondo dominato dagli uomini: “Mentre scrivevo la sceneggiatura, Laura mi ha spiegato che secondo lei il suo personaggio aveva scelto di essere un avvocato divorzista per difendere le donne e in generale le persone che avevano bisogno di maggiore aiuto, perché svantaggiate dal sistema. È stata questa conversazione con Laura a darmi l’idea per quel monologo”.

Le scene in cui Scarlett Johansson e Adam Driver interpretano due brani dal musical Company rappresentano un momento fondamentale nella narrazione: “L’idea è nata da una conversazione con Adam. Avevamo considerato la possibilità di fare un film da Company poi è stata abbandonata, ma volevo comunque che Adam cantasse Being Alive e ho fatto in modo che accadesse. La scena doveva essere funzionale alla storia come nei musical; il personaggio, dopo aver cantato, è cambiato perché durante la canzone è successo qualcosa. Il brano interpretato da Scarlett la riunisce con la madre e la sorella, è gioioso e divertente. I personaggi sono legati alle canzoni perché sono persone di teatro e attraverso i due brani, che provengono dallo stesso musical, instaurano un dialogo attraverso la musica, senza parlare. Le scene chiave per i due personaggi sono il monologo di Scarlett nell’ufficio di Nora e quella di Adam nel momento in cui canta Being Alive. La prima è all’inizio, l’altra verso la fine. Queste sono le uniche scene in cui la macchina da presa non segue i movimenti fisici degli attori, ma quelli interni al personaggio. Qualcosa sta cambiando in loro e la macchina da presa li segue. L’ho trovato molto eccitante”.