La sala era piena alla proiezione del bel restauro di Out of the Blue di Dennis Hopper che, negli anni Ottanta, arrivò in Italia solo nella versione dvd con il titolo Snack Bar Blues. Alla presentazione del film erano presenti John Alan Simon e Elizabeth Carr, che si sono occupati del restauro di Snack Bar Blues, ed anche Chloë Sevigny che ha deciso di sostenere la riuscita e quindi la distribuzione del film di Hopper affermando: “mi ha formato come ragazza, era un grande ritratto della gioventù”.

Cindy, chiamata da tutti CeBe, vive in una famiglia complicata. Il padre è uscito dopo cinque anni dal carcere, la madre ha molti amanti e, soprattutto, è eroinomane, ma nessuno sembra capire l’immenso buco nero in cui CeBe è crollata. La gente la chiama “bulla”, la punisce, ma non la aiuta. E quando le persone le chiedono cosa le stia succedendo pretendendo delle motivazioni riguardo le sue azioni - scappare di casa, rubare un’auto, mettere le mani addosso alle compagne, rispondere ai professori - senza ottenere risposte chiare da parte della ragazza, chiudono un occhio e la lasciano sola.

L’equilibrio precario di CeBe, prima del ritorno a casa del padre, si avvia lentamente verso un’implosione totale. Più la fine del film si avvicina, più i suoi due lati le sono stretti: sia quello più infantile, in cui è ancora una bimba che abbraccia l’orsacchiotto e mette il pollice in bocca, sia quello dell’adolescente ribelle e punk. Per questo è, come i suoi coetanei, alla continua ricerca di un altrove per poter evadere. Hopper grazie a questo personaggio tratteggia alcuni degli animi americani dei primi anni Ottanta, e lo fa con una violenza alla Peckinpah, descrivendo il disagio che la vita offre a un ceto sociale inferiore che ha come unica soluzione possibile la morte: il tramonto dei cowboy fantasmi che ostinati si aggirano per quelle città come il tassista di Taxi Driver di Martin Scorsese e i personaggi de Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon. I personaggi del film sono infatti dei dimenticati o, meglio, ignorati dalla società e dalle sue regolamentazioni. Così i ragazzini subiscono la ferocia del paese che li vede come un inutile peso e le loro proteste non conducono a prospettive migliori se non alla via della tragedia ovvero quella di uccidere i padri, le madri e sé stessi.

Dennis Hopper a proposito di questo film ha detto:“Ho riscritto l’intera sceneggiatura nel fine settimana e ho cominciato a girare il lunedì. Sotto molti aspetti, è forse il mio film migliore. Parla della società del Nord America e dello sgretolamento del nucleo familiare. Io ritraggo la protesta sociale, non riesco a farne a meno. Non conosco molto del passato, non sono interessato al futuro né allo spazio. Mi piace fare cose su quello che vedo". Snack Bar Blues è ancora oggi aggressivo come i tagli di montaggio netti di Hopper e la sua camera che spesso si muove velocemente per seguire gli sbalzi d’umore e il ritmo frenetico della vita della sua giovane protagonista. Hopper ha messo quindi sotto i riflettori i problemi di quell’America e lo ha fatto servendosi degli occhi di una giovane ragazza distrutta dai suoi familiari, dalle sue frequentazioni e dalla società che la ignora.