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“Don’t Worry” e quel luogo tra reale e immaginario

Van Sant ama spesso abitare quel luogo situato fra il reale e l’immaginato. Un luogo dove l’invenzione fantasiosa, spesso allegorica o metaforica, carica il dato reale di significati problematici e rende gli aspetti più irreali e immaginativi, tangibili e concreti. Ne diede prova in modo plateale con Last Days (2005), e più recentemente con L’amore che resta (2011), fino a farne quasi una dichiarazione di poetica con il suo ultimo film, La foresta dei sogni (2015), dando a quel luogo addirittura una dimora fisica e attraversabile. Non di meno, anche in questa pellicola, certamente un biopic rigoroso e aderente ai fatti reali, è emblematica l’ombra di una mano che compare ad un certo punto, sulla spalla del protagonista: un evento irreale ma non per questo meno vero nella mente del protagonista.