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“Quinto non ammazzare!” e il dilemma del colpevole

Con la complicità del sapiente Paul Ivano alla fotografia Siodmak, esule tedesco a Hollywood dallo scoppio della seconda guerra mondiale, congegna un meccanismo di suspense quasi insostenibile a partire da pochi, sceltissimi elementi (valorizzati dal restauro del negativo originale in nitrato): il buio concesso dal mobilio kitsch delle villette a schiera, la nebbia apparentemente innocua dei quartieri residenziali della Londra edwardiana, l’indecisione tra chi sia davvero vittima e chi davvero colpevole.

“I gangsters” a Venezia Classici 2018

Dietro a I gangsters ci sono John Huston e Richard Brooks, sceneggiatori non accreditati assieme ad Anthony Veiller, unico riconosciuto. E se del primo, reduce dalla codificazione del genere de Il mistero del falco, non è difficile individuare il gusto dell’enigma dentro una struttura a flashback di inattaccabile coerenza, il contributo del secondo – regista tra i più eclettici e sottovalutati della Hollywood classica ed oltre – si rintraccia nel disegno di personaggi titanicamente sull’orlo del baratro. Burt Lancaster, qui all’ineccepibile debutto, deve a Brooks il suo unico, meritato Oscar (Il figlio di Giuda); Ava Gardner, indimenticabile femme fatale felina, bugiarda, doppiogiochista ed infine capace di terrificante cinismo infantile, è una figura in bilico tra le problematiche donne di Brooks e le rapaci creature di Huston.