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“L’isola dei cani” e la filosofia dell’animale

Plutarco, nel trattato Del mangiare carne, aveva riconosciuto le virtù degli animali contrapponendole alla natura viziosa dell’uomo, attaccandone l’antropocentrismo, visione egoistica che priva gli altri esseri viventi della propria soggettività considerandoli incapaci di apprendere e di modificare il proprio comportamento in base all’esperienza. Secondo Democrito, invece, il debito dell’uomo nei confronti del mondo animale è immenso,  dal ragno avrebbe imparato a tessere, dalla rondine l’architettura, dal cigno e dall’usignolo il canto, per non parlare delle abilità chirurgiche degli elefanti che estraggono le armi conficcate nel corpo dei compagni feriti. Nel film di Wes Anderson troviamo tutto questo, l’animale giocattolo, il pet, che la stop motion trasforma in un puppets restituendogli il soffio vitale e la dignità tanto agognata. 

Cara e stimatissima Corazzata!

Tornata nelle sale in questi giorni grazie al progetto Cinema Ritrovato al cinema, La corazzata Potëmkin è un film che “emerge dal mare” con l’impeto creativo di un regista di ventisette anni, Sergej Ejzenštejn, destinato a portare la rivoluzione nel linguaggio cinematografico. Questa Dedica, scritta da Ejzenštejn fra il 1945 e il 1948 e rimasta a lungo inedita, è apparsa in prima traduzione italiana in Ejzenštejn su Ejzenštejn, a cura di Pier Marco Santi, Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pisa – Comune di Pistoia, 1980.

Cinema Ritrovato 2017: il recupero dell’epica

L’epica ritrovata: si potrebbero riassumere così le proiezioni che ieri sera hanno coinvolto, emozionato, entusiasmato il pubblico in Piazza Maggiore di fronte a due capolavori assoluti: il Prologo de La Roue di Abel Gance (1923), anticipazione del restauro condotto dalla Fondazione Jérôme Seydoux-Pathé che vedremo integralmente nel 2019, e forse il più celebre dei film meno visti della storia del cinema, La corazzata Potëmkin del maestro Ejzenštejn (1925).