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“Portrait de la jeune fille en feu” di Céline Sciamma al BFI London Film Festival 2019

Ad averci fatto avvicinare al cinema è anche la possibilità di osservare storie e vite che scorrono sullo schermo. Chi sono gli spettatori, se non inguaribili voyeur che accettano l’invito di immergersi nelle vite degli altri? È questa funzione voyeuristica del cinema che Céline Sciamma porta all’estremo in Portrait de la jeune fille en feu. La macchina da presa della Sciamma si concentra perpetuamente sulle sue protagoniste, studiandole dettagliatamente e invitando lo spettatore a fare lo stesso. Portrait de la jeune fille en feu è un lavoro di ipnotica espressività, è un film dalla potenza straordinaria, che rapisce fin dalle prime immagini e rilascia lo spettatore soltanto con la sua struggente conclusione.

“Jojo Rabbit” e l’ironia dell’odio

Se è vero che Waititi non si espone troppo, rimanendo in territorio sicuro (il suo è pur sempre un film distribuito dalla Disney), Jojo Rabbit funziona proprio perché non aspira a moralismi forzati, ma a qualcosa di molto più significativo: renderci consapevoli che l’odio è un sentimento difficile da estirpare e che se non combattuto può portare a conseguenze terrificanti. E visti i tempi di avversità all’inclusione in cui viviamo, dove la violenza e l’intolleranza verso il diverso imperversano ovunque, Jojo Rabbit diventa un film necessario, perché affronta temi che sono e continueranno ad essere rilevanti; poco importa se il linguaggio utilizzato è quello che va a toccare le corde giuste per giungere al grande pubblico. Perché il suo fine è proprio questo.

“Matthias et Maxime” di Xavier Dolan al BFI London Film Festival 2019

Dolan ripropone i temi caratteristici del suo cinema, come la difficile relazione tra madre e figlio e la scoperta/accettazione della propria sessualità. Il suo è un film umano e sincero, che trasporta lo spettatore dentro alle emozioni vissute dai protagonisti. Questa volta Dolan preferisce immagini fortemente espressive ai lunghi dialoghi che caratterizzavano invece È solo la fine del mondo. Qui, il regista colloca i dialoghi nelle scene di gruppo, mentre riserva ai due protagonisti sequenze eleganti che lasciano intendere i loro stati d’animo. Ne è esempio la notevole scena in cui Matthias, a seguito del bacio con Maxime, si sfoga andando a nuotare. Ad un dialogo esplicativo tra i due, Dolan preferisce immagini silenziose, in cui l’unico suono percepibile è la musica extradiegetica.

“Bad Education” di Cory Finley al BFI London Film Festival 2019

Traendo ispirazione da una storia vera, il regista Cory Finley realizza una pellicola lineare che rispetta i canoni del film d’inchiesta e che, pur non sorprendendo, riesce ad intrattenere. Il film è retto da un magnifico Hugh Jackman, mai visto in un ruolo così sfaccettato, impassibile di fronte all’inoppugnabile verità, che non abbandona la falsa uniforme del perbenismo neanche quando si trova dietro le sbarre. Presentato in prima mondiale al Toronto Film Festival e ora sugli schermi del London Film Festival, Bad Education è un’opera che, denunciando i falli del sistema e la corruzione degli individui, ricorda ancora una volta come ogni uomo rivestito di autorità sia destinato a fallire perché non più in grado di controllare l’unica forma di potere realmente importante: quella esercitata su se stessi.