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L’eroico infantile – Speciale “Richard Jewell” IV

Pur nella delusione di vedere Richard Jewell fuori dai giochi, prevedibile in luce del clima politico hollywoodiano e del fiasco al box office Usa, il fatto che solo Kathy Bates sia stata candidata all’Oscar per la sua interpretazione della madre del protagonista ha perlomeno l’utilità di evidenziare come centrale un aspetto del film, l’essere genitori, il cui ruolo nel racconto di questa straziante vicenda reale ha radici profonde nella contorta anti-mitologia dell’eroe eastwoodiano. C’è indubbiamente una linea pedagogica nei film di Eastwood, rintracciabile in rapporti genitore-figlio dove la trasmissione dei migliori valori americani va a braccetto con un’eredità diversa, fatta di quella violenza e solitudine che quasi fatalmente sembrano appartenere al popolo statunitense.

Clint Eastwood e il cinema come impegno morale – Speciale “Richard Jewell” III

Come accadeva anche alla consegna delle medaglie nel finale di Ore 15:17 – Attacco al treno, nella quale realtà e finzione si mescolavano in un cortocircuito fortissimo e spiazzante (su cui ancora non si è ragionato abbastanza) là dove i protagonisti del film, essendo stati anche i veri protagonisti della vicenda, erano al contempo sia persone che personaggi, con le attrici che interpretavano le madri a fianco delle vere madri dei protagonisti, anche qui ci troviamo di fronte ad una scena che, analogamente, porta con sé una simile sovrapposizione concettuale: la madre di Jewell, l’attrice Kathy Bates, nel salotto della sua casa, guarda una intervista del figlio. Quello che sta guardando in televisione però è il vero Richard Jewell in un telegiornale dell’epoca.

Il martirio dell’innocente – Speciale “Richard Jewell” II

Gli eroi degli ultimi anni di Eastwood sono persone comuni poste in situazioni estreme, figure estrapolate dalla cronaca ed elevate ad esempio di umanità da un grande creatore di miti americani. Jewell non fa eccezione, un uomo talmente fiducioso nella giustizia da sembrare talvolta ingenuo, il cui eroismo diventa motivo d’inquisizione in un sistema corrotto e malizioso, scandalistico prima che investigativo. La visione di Eastwood trapela limpida e viene perfino esibita con una frase scritta alle spalle di Sam Rockwell sul muro del suo ufficio casalingo: “I fear government more than i fear terrorism”. Richard Jewell è pieno di questi piccoli indizi visivi che le donano risonanza tematica e la regia ci invita ad esplorare lo spazio per scovarli, come l’accostamento di Jewell ad attori del passato mostrati in televisione, che incarnano e contemporaneamente trasferiscono le loro virtù al protagonista.

La solitudine dell’uomo buono – Speciale “Richard Jewell” I

Cosa ne sarebbe stato di Forrest Gump nel mondo reale? Perché Richard Jewell, realmente esistito, colui che sventò il disastro durante l’attentato alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 per poi ritrovarsi sospettato di esserne l’autore, nelle mani di Clint Eastwood diventa essenzialmente questo: un uomo buono, senza immaginazione né abilità sociali, incapace di leggere al di là di quello che viene detto, spinto a fare sempre del suo meglio dagli insegnamenti della mamma. Ed è considerato davvero un eroe, Richard Jewell, che concentrato solo sul suo dovere di addetto alla security adocchia la bomba e dà l’allarme, a dispetto della noncuranza e degli sfottò dei capannelli di poliziotti intenti a chiacchierare.