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Un silenzioso bildungsroman. “L’Arminuta” intenso ma misurato
Nel tentativo di far dialogare la prosa episodica di Donatella Di Pietrantonio con il gusto del pubblico, Bonito decide sorprendentemente di procedere per sottrazione. Asciuga i dialoghi fino all’osso; lascia che Sofia Fiore, nei panni della “Ritornata”, racconti il suo personaggio con lo sguardo; stringe la drammaturgia fra le mura dell’abitazione dove l’Arminuta è imprigionata, semplificando la dimensione socio-ambientale della storia. Il risultato è un melodramma intenso ma misurato, diretto e insieme rarefatto, che sfiora il romanzo popolare ma che resta in disparte nel momento in cui deve dipingerne le complessità.
“Figli” e la terapia di gruppo poetica di Mattia Torre
Figli diventa il suggello di una certezza che avevamo già imparato a nutrire: le sceneggiature di Mattia Torre sono terapie di gruppo involontarie, che curano con risate amare gli spazi lasciati vuoti dalla società contemporanea, una società schizofrenica che ti fa sentire in colpa se decidi di non procreare, ti assilla con le mille aspettative da genitore perfetto, ma non contribuisce col benché minimo sostegno al carico psicologico, economico e sociale portato dalla genitorialità. Forse è per questo che gli spettatori del film riempiono la sala di grasse risate liberatorie, perché davanti ai testi impietosi di Mattia Torre siamo tutti consapevoli delle tragiche verità, in primis sociali, che esse radiografano impietosamente.