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“Psycho” e la critica

Con la distribuzione in prima visione della versione restaurata di Psycho, altro tassello del mosaico storico cinematografico del progetto Cinema Ritrovato al Cinema, ci troviamo di fronte a uno dei film più analizzati di sempre. Vediamo una ricca antologia critica intorno al capolavoro di Alfred Hitchcock. Del resto, come scriveva Dave Kehr, “il capolavoro di Alfred Hitchock unisce una brutale manipolazione del principio di identificazione del pubblico con uno stile visivo incredibilmente denso e allusivo per creare il film più moralmente inquietante mai realizzato”.

“Psycho” e l’emozione di massa del cinema autoriale

Da sessant’anni, Psycho (1960) provoca quella “emozione di massa” che Hitchcock dichiarava essere il suo obiettivo nella lunga intervista a François Truffaut. Il film ha fatto ininterrottamente emergere dal macero del Bates Motel le nostre nevrosi, le nostre paure e le nostre speranze represse, continuando a possedere l’immaginazione di chi crea e di chi fruisce cinema. Ha contribuito a cambiare non solo la grammatica del genere horror ma anche la sua storia produttiva e la sua commercializzazione. Psycho ha generato svariati sequel, un omonimo remake “inquadratura per inquadratura” di Gus Van Sant nel 1998, una serie televisiva di cinque stagioni, Bates Motel (2012-2017), e Hitchcock (2013) di Sacha Gervasi, un film sulla rischiosa realizzazione di Psycho e il trionfo commerciale che seguì la sua uscita nelle sale.