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“Quién sabe?” e la fine della rivoluzione

A quasi sessant’anni dalla prima uscita in sala, Quién sabe? torna nella bellezza di un restauro in 4K che restituisce tutta la spettacolarità originaria al confronto tra il cacciatore di taglie gringo, Bill Tate (Lou Castel), e El Chuncho (Gian Maria Volonté), il sovversivo riluttante che prende progressivamente coscienza dell’importanza della causa rivoluzionaria messicana rispetto al valore del denaro. Nel nostro mondo neoliberista, il grido di El Chuncho risuona sempre più strozzato e ha un percorso ideologicamente inaspettato nel cinema dello stesso Damiani, che lo trova assimilabile alla scelta del Brigadiere Graziano di Io ho paura (1977), interpretato sempre da Volonté

Nascita del poliziesco italiano di impegno civile. “La Confessione” di Damiano Damiani

Il cinema di Damiani – parliamo di quello che va dalla Confessione ad altre pietre miliari come Perché si uccide un magistrato, Io ho paura e L’avvertimento, fino agli epigoni – è un cinema basato su un compromesso, su un’armoniosa intersezione fra cinema “alto” e cinema “popolare”, fra “autore” e “genere”, definizioni ormai ridotte a etichette che lasciano il tempo che trovano. Perché Damiani, con un pugno di film, è stato in grado di unire un tipo di cinema poliziesco e spettacolare con acute indagini sui fenomeni più scottanti dell’Italia di allora, e che trovano un’inquietante corrispondenza anche in quella di oggi