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“La morte corre sul fiume” e le ombre parlanti

La prima silhouette che appare ne La morte corre sul fiume è quella di un uomo impiccato tracciato su un muretto con un gessetto, una simile stilizzazione della figura umana la esegue Pearl tagliando le sagome di due bambini, lei e il fratello John, servendosi delle banconote nascoste dal padre nella sua bambola di pezza. La schematizzazione dei contorni di un corpo che nell’infanzia caratterizza gran parte della finzione del gioco, riproponendo una realtà parallela somigliante al mondo degli adulti al quale ancora si è convinti di non appartenere, ricorre in un film fatto di luci e ombre, silhouette appunto, profili effimeri in perenne mutamento contro i quali si staglia la distinzione netta tra odio e amore, tatuata sulle dita del predicatore Powell (Robert Mitchum).

“La morte corre sul fiume” e i suoi esegeti

 

Continuano le proiezioni di La morte corre sul fiume, immortale opera unica di Charles Laughton, e Cinefilia Ritrovata prosegue con la pubblicazione di materiali open access. Oggi ripercorriamo le analisi di alcuni studiosi che si sono concentrati sul film.

“La morte corre sul fiume” e la critica

 

Da qualche ora in decine di sale italiane è tornato il più strano, tenebroso, affascinante e imprendibile film che Hollywood abbia messo in cantiere negli anni Cinquanta. Diretto da Charles Laughton, La morte corre sul fiume riconquista il grande schermo che gli si deve per gustarne bianchi, neri, grigi, ombre, tagli di luce, buio e baluginii. Qui a seguire un’antologia critica del film.