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“Flee” tra animazione, documentario e memoria del trauma

Disegnando le scene dalla prospettiva di un’immaginaria telecamera live-action, il film segue molte convenzioni visive della forma documentario, puntellando la narrazione con canonici filmati d’archivio. Questo fornisce il contesto storico e, combinato con l’animazione realistica, colloca la storia personale di Amin all’interno delle realtà sociali e storiche condivise da molti richiedenti asilo in fuga dall’Afghanistan alla fine degli anni ’80. Sfruttando il filtro delicato dell’animazione, Flee presenta una storia commovente di un uomo a cui viene data un’altra possibilità di vivere, amare e prosperare e il tremendo prezzo pagato in anticipo per ottenerla.

“What He Did” a Gender Bender 2017

Un mistero insondabile si racconta volontariamente e senza filtri a una cinepresa. Tutto qui il fascino ambiguo di What He Did. In poco più di un’ora ripercorriamo la strana vicenda di Jens Michael Schau, dalle campagne danesi dell’infanzia alla grande Copenhagen, dalla scoperta della sua omosessualità al ‘fun’ della scena gay anni ’70, fino alla storia di 13 anni con il celebrato romanziere Christian Kampmann e alla scoperta della vocazione letteraria. Poi le crisi depressive che nel 1988 lo portarono all’omicidio del compagno, i sette anni trascorsi in un ospedale psichiatrico e il rifiuto di uscire in strada per paura di essere riconosciuto.