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“Il mio nome è clitoride” verso una nuova educazione sessuale

Per 80 minuti dodici ragazze, aprendosi con genuinità e delicatezza, raccontano il loro rapporto con la sessualità a partire dall’ iniziazione. Portano alla luce esperienze e spunti di riflessione, per cominciare a ripensare all’educazione sessuale e all’informazione, proponendone un nuovo modello. Lisa Billuard Monet e Daphné Leblond, due giovani registe uscite da qualche anno dall’ INSAS belga, decidono, a partire da un dibattito tra di loro, che al mondo occorreva qualcosa. Con Il mio nome è clitoride, presentato nel 2019 al FIFF nella categoria Place aux docs, compiono una vera e propria azione sociale, lasciando un documento prezioso e necessario.

“La verità su Bébé Donge” e la guerra dei sessi

“Ha quattro zampe, cammina in piedi, ha due teste, un cuore, un appartamento, le tasse da pagare e una vita breve…che cos’è dottore?”; “La coppia”, svela François Donge, protagonista di La verità su Bébé Donge, interpretato da un maturo Jean Gabin che con i personaggi di Simenon firmerà un sodalizio importante prestando il suo volto al Maigret dello scrittore. Il ricco industriale conciario, cinico e arrogante, pone questo indovinello al medico nel delirio della sua convalescenza in clinica, a seguito del ricovero per colpa di “un’ intossicazione”. In realtà non passerà molto tempo per avere svelata la verità. 

Intorno a Mara Cerri. L’enfasi sullo sguardo

Alla prima visione delle illustrazioni di Mara Cerri (classe 1978), considerata da Goffredo Fofi “elegante e trasognata capofila di una famiglia di disegnatori provenienti dalla più meritevole scuola d’arte di Urbino”. La rappresentazione, nelle sue opere, è immediata; ci sono però dei dettagli al loro interno che dal mero contorno iniziale assumono, proseguendo con la lettura dell’immagine, un rilievo particolare. Ci sono vere e proprie sequenze interne alle illustrazioni che ti inducono a desiderare di vederle in movimento: si percepisce lo slancio vitale verso l’animazione che lei stessa definisce “l’alito soffiato dentro un disegno, un guanto, un sasso”. Per la Cerri il cinema d’animazione è il divenire, la trasformazione, la magia.