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Cinema Ritrovato 2017: “Sono zen’ya”

L’ultima giornata del Cinema Ritrovato, per la rassegna Il film storico giapponese degli anni bui, porta sullo schermo Sono zen’ya, scritto da Sadao Yamanaka, ma diretto da Ryo Hagiwara. Il regista racconta la storia di una famiglia che gestisce una locanda nel Giappone a cavallo del Novecento, durante il periodo di fuoco delle guerre civili. La lotta tra coloro rimasti fedeli all’imperatore e i ribelli imperversa e le vittime sono i cittadini che, indipendentemente dalla propria posizione politica, ne pagano le spese.

Cinema Ritrovato 2017: “Mukashi no Uta”

Tamizo Ishida torna sugli schermi del Cinema Ritrovato dopo la proiezione del suo capolavoro Hana chirinu. Mukashi no Uta, girato nel 1939, è ambientato nel periodo Meiji e mostra i cambiamenti sociali ed economici del Giappone a cavallo del Novecento. Il lento declino di uno dei simboli nipponici per eccellenza, il samurai, e l’ascesa della classe mercantile, sono viste attraverso gli occhi delle giovani protagoniste, una coppia di sorelle elettive della città di Osaka. Come per il film precedente, Ishida crea una contaminazione tra dramma sociale e personale ed elementi storici.

Cinema Ritrovato 2017: “Kyojinden”

Il dramma storico giapponese (jidaigeki) è uno dei generi più tradizionali del Sol Levante. Mansaku Itami ha sovvertito le regole del genere inserendo elementi comici e satirici nei suoi lavori. Il Cinema Ritrovato, nel 2013,  ha presentato il film muto Kokushi Muso (Eroe senza pari, 1932), “parodia garbata ma audacemente sovversiva dei codici del bushido”, in cui “Itami schernisce le convenzioni del genere (e) dissacra i tabù” come raccontano gli stessi curatori della rassegna. Quest’anno il cinema di Itami ritorna sugli schermi con il suo ultimo lavoro, Kyojinden, datato 1938, e visibile in replica domenica 2 luglio.

Cinema Ritrovato 2017: “Kino Kieta Okoto”

Kino Kieta Okoto di Masahiro Makino, regista estremamente prolifico, si ispira alla trama de L’uomo ombra, pellicola del 1934 di W.S. Van Dyke, a sua volta basata sull’omonimo romazo di Dashiell Hammett. Lo sguardo al cinema hollywoodiano non è una novità per i registi nipponici che da sempre si rivolgono oltreoceano per esprimere il loro desiderio di modernità e innovazione.

Cinema Ritrovato 2017: “Hana Chirinu”

Hana Chirinu (1938) è considerato il capolavoro di Tamizu Ishida. Racconta la quotidianità di un gruppo di gheisa che vivono in una casa del famoso quartiere di Gion a Kyoto. Siamo nel 1866, poco prima dell’imminente arrivo del clan Choshu, gruppo di samurai che minaccia di invadere la città. Nonostante la guerra civile sia l’elemento principale di questo racconto, il film racconta con forza anche la condizione delle gheisa nel Giappone di fine Ottocento. Un racconto corale, in cui emergono sporadicamente alcuni personaggi potenti e ben delineati.

Storia di Diouana: “La noire de…” di Ousmane Sembène

Il cinema africano è ancora sconosciuto, difficilmente visibile nelle sale europee. Nel 1966 Ousmane Sembène realizza La noire de… (La nera di…) considerato il primo vero film africano e presentato al Festival di Cannes dello stesso anno. Vincitore del “Premio Jean Vigo”, per la prima volta assegnato a un regista non francese, Sembène, riesce a portare sullo schermo l’Africa, mettendo al centro della narrazione la propria gente. La forte carica politica di questo film nasce con un intento di denuncia verso la politica postcoloniale in Africa e, visto nel 2015, mostra una storia senza tempo che racconta gli immigrati alla ricerca di fortuna, in luoghi sognati e idealizzati, ma che tradiscono immediatamente le loro aspettative.

“Perfidia”: le pieghe nascoste della violenza

Bonifacio Angius, alla seconda prova dopo il mediometraggio Sa Gràscia (2011), presenta Perfidia, l’unico film italiano della 67° edizione del Festival di Locarno. Dopo un acclamato percorso tra i festival, il film arriva finalmente alla distribuzione nelle sale (e anche in sala al Lumière).