Come sempre al Cinema Ritrovato è possibile rivedere e rivivere le carriere di grandi del cinema del passato, ma anche approfondire le vite di personalità altrettanto importanti per la settima arte, ma meno conosciute. E forse tale risvolto rende ancor più prezioso questo festival. Stiamo parlando di film come Ritratto di Mara Blasetti e Mia madre, Giuditta Rissone, il primo diretto da Michela Zegna e il secondo da Anna Masecchia e Michela Zegna. Entrambi i lavori sono stati concepiti a partire da materiale d’archivio, ma l’intenzione delle autrici è stata quella di renderli fruibili e appetibili a tutti e non solo a chi frequenta ambienti accademici o cinetecari. E sembrano esserci riuscite.

Mara Blasetti si è spenta lo scorso 5 luglio, ma il film non è stato concepito postumo. Il tutto nacque nel 2016 dallo sterminato archivio fotografico del fondo Blasetti e dalle migliaia di foto provenienti dai vari set con tutte le persone che lo componevano al lavoro, dalle star ai maestranti più umili. Così nacque L’ora a cavallo mostrato al Cinema Ritrovato del 2016, primo capitolo di questa serie dedicata ad Alessandro e Mara Blasetti, che prosegue con questo Ritratto di Mara Blasetti, una delle prime donne nel cinema italiano (e forse mondiale) a divenire direttrice di produzione, in un momento storico (a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta) in cui si credeva che una donna non potesse essere in grado di gestire una grande produzione cinematografica. Considerato lo sterminato materiale d’archivio a disposizione e l’importanza di tale figura per la storia del nostro cinema sarà molto probabile (ce lo si augura) vederne un terzo capitolo “dedicato interamente alla straordinaria storia professionale di Mara” durante la prossima edizione del Cinema Ritrovato.  

Il secondo documento è invece dedicato alla figura di Giuditta Rissone, prima moglie di Vittorio De Sica e mamma di Emi (che ha introdotto la proiezione in videoconferenza), ma anche e soprattutto grande attrice di teatro. Il film racconta le vicende artistiche di Giuditta Rissone, gli esordi negli anni ’20, il lavoro al fianco di grandi attori e autori della scena teatrale, fino a giungere all’incontro prima artistico e poi sentimentale con Vittorio De Sica, al quale insegnò tanto in principio e dal quale imparò a sciogliersi nel canto dopo. Un grande talento che ad un certo punto decise di smettere di lavorare per dedicarsi anima e corpo alla famiglia. Tutto questo raccontato dai ricordi della figlia Emi De Sica , dalle immagini d’archivio e da film di famiglia. Come nel caso precedente ci troviamo di fronte a un’opera in fieri, in quanto a causa dell’emergenza sanitaria le autrici non sono riuscite ad accedere ad alcuni materiali e quindi proveranno a farlo in futuro, magari ampliando e rendendo più completa questa bella e importante storia familiare e artistica.

Questi film hanno la funzione di rendere più accessibili al grande pubblico gli archivi e i molteplici documenti che stanno all’interno delle cineteche e si pongono come un importante documento per la storia delle donne prima ancora che per quella del cinema.