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Lionel Rogosin e la storia di “Woodcutters”

Per gentile concessione di Michael Rogosin, un pezzo del padre Lionel sulla lavorazione di Woodcutters of the Deep South, nell’originale inglese. “I eventually made the film Woodcutters of the Deep South but during the time of production I had the uncanny feeling that the organization was being sabotaged. Woodcutters was the last of my low, low budget films that I produced for distribution by Impact Films, because it was enormous work and little reward. It came close to succeeding but it needed more support and promotion”.

Da Lionel a Michael Rogosin. Il documentario che non finisce mai

Rogosin è tra i primi autori bianchi a occuparsi esplicitamente della realtà nera e la lotta per i Diritti civili negli Stati Uniti. Se Black Roots (1972) guarda alla coeva scena musicale black e al recupero della tradizione folk e blues per raccontare la nuova esperienza afroamericanista e Black Fantasy (1972) segue una coppia mista e la difficoltà di farsi accettare come marito e moglie, Woodcutters of the Deep South (1973) e il suo film più politico, un’inchiesta sulla The Gulf-Coast Pulpwood Association di Montgomery (Alabama), neonata cooperativa di taglialegna che vede uniti operai bianchi e neri al fine di tutelare i propri diritti contro le aziende che speculano sul lavoro e sulla sicurezza dei boscaioli.

L’eccezionalità morale e materiale di “Arab-Israeli dialogue”: intervista a Michael Rogosin

Nell’orbita delle produzioni cinematografiche o televisive dedicate alla spinosa e purtroppo sempreverde questione israelo-palestinese, Arab-Israeli dialogue si presenta alla vista dell’osservatore contemporaneo come un prodotto più unico che raro, alla cui apparente semplicità spoglia fa da contraltare una profondità intellettuale ed umana quasi inaspettata. Quale sia l’oggetto dell’opera di Lionel Rogosin, la cui lunghezza si limita a 40 minuti quanto mai incisivi, è presto detto: una conversazione tra due amici, Amos Kennan e Rashid Hussein. Il primo, autore ed artista israeliano, legato alle posizioni del socialismo sionista, combattente per la Lehi prima e l’IDF poi; il secondo, poeta palestinese e profugo. Filmato una settimana prima dello scoppio della guerra dello Yom Kippur, è stato presentato – ça va sans dire, in versione restaurata – in un appuntamento pomeridiano all’Auditorium-DAMSLab, congiuntamente con Imagine Peace, documentario girato da Michael Rogosin, che di Arab-Israeli dialogue costituisce la doverosa integrazione. Qui di seguito, pubblichiamo la conversazione avuta con Michael Rogosin, il quale – assieme al fratello Daniel – si occupa da quindici anni di recuperare e diffondere la produzione artistica del padre.