Archivio
Inventare Clint Eastwood (e inventare Sergio Leone)
Sergio Leone: “Andai a prenderlo all’aeroporto. Arrivò vestito col cattivo gusto degli studenti americani. Me ne fregavo. Erano il suo viso e la sua goffaggine a interessarmi. Parlava poco, come in Rawhide. Mi ha detto semplicemente: «Faremo un buon western insieme». Gli ho messo un poncho per ingrossarlo un po’. E un cappello. Nessun problema. Quadrava tutto, tranne che non aveva mai fumato. E si è ritrovato con un toscano in bocca, un sigaro duro e molto forte. Fu il suo unico calvario”.
“Per un pugno di dollari” e la critica
La critica fu spiazzata dalla rivoluzione leoniana, e la famosa stroncatura di Mario Soldati aprì un periodo di feroce opposizione intellettuale alla violenza del western all’italiana. Poi nel tempo le cose sono cambiate, e quell’immoralità così indigesta fu compresa nella sua complessità e in un quadro di riferimenti culturali e sociali assai più ampi.
“La camera verde” e la tenerezza truffautiana
Dagli Archivi spuntano sempre formidabili tesori legati alla cinefilia. Nel 2011, la figlia di Franco La Polla, Susanna, ha deciso di donare alla Cineteca di Bologna un’ampia collezione di volumi appartenuti a Franco. I volumi sono stati tutti catalogati e sono disponibili alla consultazione presso la Biblioteca Renzo Renzi. Successivamente si è concluso anche il progetto di spoglio e digitalizzazione di tutti gli scritti che Franco ha realizzato per la Cineteca e per altri circoli del cinema: saggi, recensioni, articoli e monografie. Ne estraiamo un testo prezioso.
“Freaks”, le sequenze tagliate e la maledizione del film
In mancanza di documenti che comprovino quali siano stati in modo circostanziato i tagli inferti al film, sono state avanzate varie ipotesi. Secondo Fabrice Ziolkowski, “queste scene erano più esplicite sulla sorte di Hercules, l’uomo forzuto. Dato che il film insisteva sul tema della castrazione (corpi mutilati, deformati), sembra il risultato di un’azione censoria il fatto che, nelle copie attuali, Hercules appaia nella scena in cui urla vedendo avvicinarsi i membri del circo armati di coltelli e di altri strumenti da taglio, e poi la sua sorte sia lasciata così in sospeso”.
“Persepolis” e la genesi del film
“Scrivendo i libri, ho dovuto ripercorrere sedici anni della mia vita, comprese le cose che avrei decisamente preferito dimenticare. È stato un processo molto doloroso. Avevo il terrore di cominciare a scrivere la sceneggiatura, e non avrei potuto farlo da sola. La parte più difficile è stata cominciare, e prendere le distanze dalla storia in prima persona. Abbiamo dovuto ripartire da zero per creare qualcosa di diverso, ma con lo stesso materiale” (Marjane Satrapi).
“Persepolis” e la critica
In occasione della distribuzione di Persepolis in versione 4K per il progetto Cinema Ritrovato al Cinema, offriamo una breve antologia critica dedicata al capolavoro di Marjane Satrapi. Un film che è “il viaggio magico e commovente di una ragazza alla scoperta di se stessa, della propria voglia di restare integra e coerente, e insieme l’esperienza (da parte dello spettatore) di un modo di rappresentare e raccontare la realtà lontano dalla verosimiglianza troppo invadente di oggi e vicinissimo alla poesia e alla vera arte”.
“La signora della porta accanto” e la critica
Parola a Serge Daney: “Se La signora della porta accanto è un film così riuscito e, alla fine, così commovente, è perché Truffaut, nemico dell’esibizionismo delle passioni e delle idee, uomo della giusta misura e del compromesso, cerca questa volta di filmare il compromesso stesso, di farne la materia, la forma stessa del film. La scommessa di Truffaut è uscire da La camera verde, mescolare la sceneggiatura Hyde (la passione morbosa e privata) e la sceneggiatura Jekyll (gli altri, la vita pubblica) senza che l’una prevalga sull’altra, senza che lo spettatore debba scegliere fra le due”.
“The Dreamers” e la critica
Anche per il nuovo film del progetto Cinema Ritrovato al cinema offriamo un assaggio della sua accoglienza critica. Perché, come scrisse Ida Dominijanni, “nei Dreamers non c’è il Progetto rivoluzionario, non c’è l’unità operai-studenti, non c’è l’internazionalismo contro il Capitale: c’è il momento aurorale appunto, in cui tutto questo è ancora a venire, e una più grande ‘pulsione visionaria utopica’ lo rende possibile, pensabile, fattibile. Corpo, politica, cinema, musica, sessualità, filosofia: erano questi gli ingredienti di quel ‘focolaio magico’ che preparò l’esplosione del Sessantotto nella vita pubblica come in quella privata”.
Il meglio del 2023 secondo i redattori
Anche quest’anno – dopo aver pubblicato la classifica generale – offriamo i 5 film preferiti (in ordine alfabetico) dei nostri redattori. Si conferma la ricchezza dell’offerta cinematografica di questa stagione. In ogni caso, le preferenze espresse dai redattori di Cinefilia Ritrovata possono fungere anche da guida appassionata per una stagione cinematografica tutta da riscoprire anche nei prossimi tempi.
“Io ti salverò” e la sua genesi. Testimonianze e ricostruzione
Era, come dirà Hitchcock a Truffaut, “un romanzo melodrammatico e realmente folle che raccontava la storia di un pazzo che s’impadroniva di una clinica di pazzi! Nel romanzo, perfino gli infermieri erano dei pazzi e facevano ogni sorta di cose! La mia intenzione era più ragionevole, io volevo soltanto girare il primo film di psicoanalisi”. Il regista decide di conseguenza di mantenere in piedi soltanto la cornice ambientale, qualche situazione e qualche personaggio e poi cambiarne completamente la struttura narrativa.
Hollywood Chaplin
Inviato speciale della United Press, Henry Gris fu l’unico giornalista presente sul set durante gli ultimi giorni di riprese di Luci della ribalta, tra il gennaio e il febbraio del 1952. Oltre a conservare alcuni ritagli stampa tratti dal reportage di Gris, tra le carte del fondo Chaplin della Cineteca di Bologna figura l’articolo integrale, rimasto inedito per oltre settant’anni. La prima parte è stata pubblicata in italiano nel libretto di Limelight – Luci della ribalta, edito dalla Cineteca di Bologna a novembre. Qui pubblichiamo una parte ulteriore.
“Io ti salverò” e la critica
Riscoprire Io ti salverò. L’antologia critica offre tanti spunti. Come scrive Dave Kher: “Lo sgargiante freudismo di questo film di Hitchcock del 1945, sostenuto da una sequenza onirica ideata da Salvador Dalí e una roboante colonna sonora di Miklós Rósza, può renderlo difficile da apprezzare, ma al di sotto della superficie c’è un intrigante studio alla Hitchcock sul ribaltamento dei ruoli, con medici e pazienti, uomini e donne, madri e figli che capovolgono le relazioni assegnate, con risultati avvincenti e sovversivi”.
Dude, Walter e altre storie. Nascita di un cult
Spesso mi chiedono se non sia sorpreso della quantità di attenzione che Il grande Lebowski ha ricevuto negli ultimi anni. Generalmente sembrano aspettarsi che io dica “sì”, ma la mia risposta è sempre “no”. Quello che mi sorprende è che non abbia avuto il successo che pensavo quando è uscito. Era così divertente, e i fratelli Coen avevano appena vinto l’Oscar con Fargo: pensavo che la gente avrebbe fatto la coda ai botteghini. A dire la verità, ero piuttosto deluso. Ma adesso… beh, sono felice che venga apprezzato, che abbia trovato il suo pubblico.
(Jeff Bridges)
“Il grande Lebowski” e la critica
Dude e i suoi compagni si confrontano sulla risposta appropriata all’aggressione e sulla definizione stessa di virilità. I Coen suggeriscono ripetutamente – in un modo che è diventato uno dei loro tratti distintivi, mascherando la sincerità con lo sberleffo – che Il grande Lebowski ruota intorno alla domanda “Che cosa fa di un uomo un uomo?” e che Dude è “l’uomo al posto giusto nel momento giusto” – un improbabile rappresentante della virilità e della virtù che si pone in netto contrasto, ma non può correggere, i valori corrotti della sua epoca (Marc Singer, dall’antologia critica).
“Il cielo sopra Berlino” nelle parole di Wim Wenders
Racconta Wenders: “Io ho provato un desiderio, e mi è balenata la luce di un film a Berlino, e quindi anche su Berlino. Un film che potesse dare un’idea della storia di questa città dalla fine della guerra. Un film che riuscisse a far lievitare, a palesare nelle sue immagini ciò che in tante pellicole ambientate qui manca, ma che appena si arriva in questa città sembra esser lì davanti ai tuoi occhi in modo così tangibile: un insieme di sensazioni, certo, ma anche un qualcosa nell’aria, che senti sotto ai tuoi piedi, che ritrovi nei volti degli altri; insomma tutto ciò che fa la differenza tra vivere a Berlino e in un’altra città”.
“Il cielo sopra Berlino” e la critica
Un assaggio dell’entusiasmo critico che Il cielo sopra Berlino suscitò all’uscita: “Si viene sedotti dall’incantesimo di questo film. Scorre lentamente, ma non si diventa impazienti, perché non c’è una trama vera e propria, e quindi non ci si preoccupa di passare alla prevedibile tappa successiva. È una pellicola sull’essere, non sul fare. Crea uno stato d’animo di tristezza e isolamento, di desiderio, di transitorietà delle cose terrene. Se l’essere umano è l’unico animale che sa di vivere nel tempo, il film tratta di questa consapevolezza” (Roger Ebert).
“Una storia vera” e la critica
Tornato nelle sale con grande successo, Una storia vera di David Lynch rappresenta uno dei titoli più atipici – e al contempo intimamente lynchani – della sua carriera. Ripercorriamo le reazioni critiche in questa breve antologia. Come scriveva Vincenzo Buccheri: “Lynch sceglie la vecchiaia al posto della gioventù, la lentezza invece della velocità, il progetto al posto della deriva. Sotto l’apparente dolcezza, The Straight Story è un film sulle cose per cui vale la pena di vivere”.
Caméra-car-stylo. La libertà stilistica di “Caro diario”
Nuova carrellata antologica di scritti su (e di) Nanni Moretti in occasione dell’uscita del restauro 4k di Caro diario. Come scrive Morando Morandini: “Chi, se non l’Antonioni di L’avventura – ma è solo un esempio – ha avuto un occhio così, a dimostrazione che la fotografia non è soltanto tecnica di riproduzione della natura, ma visione e interpretazione del mondo? Nella sostanza, però, Caro diario non è narcisista. Moretti rischia di trovarsi addosso l’etichetta dell’autobiografismo che fu attaccata a Fellini. La morte di Pasolini è un vuoto che tocca molti di noi, una bella minoranza. Quel che racconta o inventa corrisponde alla realtà”.
Il colore delle margheritine
Chi vede Daisies – Le margheritine, nello splendido restauro digitale 4K (sostenuto dal Festival Internazionale del Cinema di Karlovy Vary, in collaborazione con il Národní filmový archiv di Praga, il Czech Film Fund, UPP e Soundsquare, a partire dai negativi immagine e suono originali e dai nastri magnetici originali di missaggio) nota subito l’incredibile uso creativo del colore. Scopriamo di più grazie a questo doppio approfondimento.
“Daisies – Le margheritine” secondo la regista e la critica
“Non si tratta di un affresco psicologico né realista nel senso tradizionale dei termini. È piuttosto l’immagine di un certo modo di capire e di vivere la propria vita attraverso la storia volutamente esagerata di queste due ragazze che, per così dire, non sono se stesse. In quanto esseri umani, non sono disposte ad accettare, dare e creare la loro vita e il loro mondo, e quindi la vita ed il mondo degli altri. Vivono da parassiti, e non solo nei riguardi dei loro simili, ma anche, ed è essenziale, nei riguardi di se stesse” (Vera Chytilova).