“Le avventure di Pinocchio” e il coraggio di vivere

Nonostante la natura televisiva dell’opera, a colpire sono il verismo e la cura nella rappresentazione dei paesaggi, intrisi di una profonda malinconia. I pochi innesti fiabeschi accendono di poesia il crudo realismo della messa in scena, ma rappresentano anche le gabbie di una finzione consolatoria; che sia la casetta fantasma della fatina sospesa su un lago o lo stomaco fin troppo confortevole di un pescecane. Il binomio tra fantasia e realtà che Comencini mette in scena ci ricorda quanto sia importante l’immaginazione per colorare una quotidianità insopportabile, ma anche quanto possa essere pericolosa, facendoci dimenticare di vivere.

“A cavallo della tigre” disarcionati dal boom

Realizzato nel 1961, A cavallo della tigre riuniva il meglio della commedia all’italiana. La sceneggiatura era, infatti, opera dello stesso regista del film, Luigi Comencini, fresco dei grandi successi di Tutti a casa (1960) e del dittico Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), Mario Monicelli e della collaudata coppia Age e Scarpelli, che aveva già collaborato con Comencini per il precedente Tutti a casa.

“Il tempo che ci vuole” e il ritratto amorevole del padre

I ricordi e le esperienze personali, prima di farsi prodotto artistico, hanno spesso bisogno di un lungo arco temporale per fermentare e trovare le parole e le immagini giuste per farsi racconto e storia universali. È quello che è accaduto a Francesca Comencini nella realizzazione di un film che è un atto d’amore verso il proprio padre. Infatti, oltre alla regia elegante e ordinata, a investire lo spettatore è una emozionalità potente che scaturisce da un sentimento profondo per una figura paterna caratterizzata dalla gentilezza e dalla bontà. 

“Pane, amore e fantasia” e l’aria di paese

Il film di Luigi Comencini, insieme a Poveri ma belli di Dino Risi, resta l’autentico manifesto della commedia neorealista, filone che ha aperto la strada alla commedia all’italiana, una forma-cinema decisamente storicizzata e cristallizzata nel tempo che riesce a restituire la dimensione sociale e antropologica dell’Italia del secondo dopoguerra, tra scampoli di miseria e sorrisi di speranza.