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“Cronaca di un amore” e il superamento della sintassi tradizionale

Di Cronaca di un amore Antonioni è anche autore del soggetto, mutuato dalla tradizione hard-boiled americana, James M. Cain in particolare, e dal caso giudiziario della Contessa Maria Pia Bellentani che uccise nel 1948 l’amante Carlo Sacchi. È, inoltre, co-autore della sceneggiatura, riscrive i movimenti della macchina da presa per innovare il linguaggio cinematografico, dirige gli attori, specialmente Lucia Bosè, con pugno di ferro, impiegando, nella sua stessa definizione “mezzi . . . meccanici e odiosi”; partecipa attentamente e scrupolosamente al montaggio. Secondo la testimonianza dell’aiuto regista Francesco Maselli, inoltre, Antonioni voleva pianificare anche la promozione del film, amareggiato dal rifiuto della Mostra di Venezia.

Vita, film e amori di Lucia Bosè – Parte II

Il volto della Bosè, per un decennio almeno, dal 1950 al 1960, occupò non solo il primo posto sui cartelloni cinematografici dei film dei più grandi registi (De Santis, Antonioni, Soldati, Fabrizi, Emmer, Buñuel, Cocteau, e nel decennio successivo Taviani, Fellini, Bolognini, Cavani), ma anche le prime pagine di tutti i rotocalchi, con le turbolente vicende private che la videro protagonista di uno dei primi “triangoli” della storia del cinema. Riportiamo in questo articolo alcuni stralci di una intervista inedita all’attrice, raccolta dall’autrice, nel settembre 2002 (presso la Cineteca di Bologna dove era ospite per la presentazione del restauro di La signora senza camelie) in occasione della stesura della tesi di laurea in Storia del cinema italiano, Walter Chiari e il cinema.

Vita, film e amori di Lucia Bosè – Parte I

Il volto della Bosè, per un decennio almeno, dal 1950 al 1960, occupò non solo il primo posto sui cartelloni cinematografici dei film dei più grandi registi (De Santis, Antonioni, Soldati, Fabrizi, Emmer, Buñuel, Cocteau, e nel decennio successivo Taviani, Fellini, Bolognini, Cavani), ma anche le prime pagine di tutti i rotocalchi, con le turbolente vicende private che la videro protagonista di uno dei primi “triangoli” della storia del cinema. Riportiamo in questo articolo alcuni stralci di una intervista inedita all’attrice, raccolta dall’autrice, nel settembre 2002 (presso la Cineteca di Bologna dove era ospite per la presentazione del restauro di La signora senza camelie) in occasione della stesura della tesi di laurea in Storia del cinema italiano, Walter Chiari e il cinema.

Sotto il segno di Lucia

I diversi ruoli interpretati da Lucia Bosè nel corso della sua carriera, parallelamente alle vicende private con Walter Chiari e Dominguín esibite dai settimanali scandalistici, costituiscono l’appassionante tentativo dell’attrice di affermare il controllo sulla sua stessa immagine divistica. Dagli esordi neorealisti con De Santis ai film più intimisti di Antonioni ed Emmer, dalla matrona romana suicida per il Satyricon (1969) di Fellini ai ruoli più dichiaratamente politici con Bolognini, Maselli e i Taviani per finire con Rosi e Ozpetek, Lucia Bosè ha interpretato donne che trasgrediscono i ruoli di genere e di classe prescritti dalle convenzioni sociali e che vogliono essere in controllo della loro stessa narrazione.