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Ricordare Delon. “Mr. Klein” e l’enigma kafkiano

Ricordando Delon. Ciò che succede a Robert Klein è un intrigo degno degli incubi a spirale di Hitchcock e Polanski, che stringono il protagonista in una morsa inesorabile, tanto dal punto di vista psicologico quanto da quello storico-sociale, due dimensioni che convivono costantemente in Mr. Klein e che offrono diverse chiavi interpretative. 

Trasgredire la linea di classe. I tre film di Losey/Pinter

I tre film nati dalla collaborazione tra il regista Joseph Losey e il drammaturgo Harold Pinter portano allo scoperto le tensioni sessuali e di classe nell’Inghilterra degli anni 60 e, al contempo, modificano la grammatica filmica del “cinema impegnato” britannico della tradizione del kitchen sink realism. Il servo (1963), L’incidente (1967) e Messaggero d’amore (1971), infatti, trasportano l’ambientazione dalle periferie sottoproletarie del nord privilegiate dai “giovani arrabbiati” come Richardson, Reisz e Schlesinger ad un contesto borghese o addirittura aristocratico, dal ricco quartiere londinese de Il servo alla colta e benestante Università di Oxford de L’incidente, fino ad arrivare alla lussuosa residenza bucolica nel Norfolk di Messaggero d’amore.

Parla Joseph Losey

“Il film è stato piacevole da fare: tutti quanti si volevano bene. Quando fu finito, i produttori cominciarono ad avere delle preoccupazioni. Dicevano: ‘Sa, non è commerciale, non andrà bene’, e naturalmente il film è andato bene. E anzi per me fu l’inizio di una nuova carriera e di una nuova vita. Fu anche l’inizio di una carriera per Sarah Miles e per James Fox, la prima volta in cui Richard MacDonald ottenne un vero riconoscimento, e una svolta nella carriera di Dirk Bogarde, senza parlare del riconoscimento del direttore della fotografia, Douglas Slocombe.

“Il servo” di Joseph Losey e la critica

In occasione dell’uscita in prima visione del restauro di Il servo di Joseph Losey – per il progetto Cinema Ritrovato al cinema – offriamo una carrellata critica internazionale. A cominciare dal maestro Sadoul che scrisse: “Le influenze della drammaturgia brechtiana, che Losey tenta d’applicare allo schermo raggiungendo la “distanziazione” per vie diverse, vi si fondono col gusto particolare di Losey per le atmosfere decadenti, narrate criticamente, e per i sottili e tortuosi (talvolta morbosi, ma mai fini a se stessi) scavi psicologici”.

“Sciacalli nell’ombra” di Joseph Losey e il noir dell’homme fatal

Sciacalli nell’ombra è un hard boiled di classe, che riprende nell’impostazione iniziale il meccanismo di un capolavoro come La fiamma del peccato: i due amanti, un’eredità da incassare, un marito di troppo, un delitto destinato a essere scoperto. Losey però va oltre la semplice mimesi, e anzi sovverte il ruolo dei personaggi: se nel film di Billy Wilder era la splendida Barbara Stanwyck a progettare l’omicidio del marito coinvolgendo Fred MacMurray in una spirale delittuosa senza fine, qua il motore non è la femme fatale (che di fatale, vedremo, non ha molto), bensì l’uomo.

Losey/Pinter, un’inquieta alterità

Quando lo scrittore e drammaturgo inglese Harold Pinter si mette alla scrivania all’inizio degli anni Sessanta per scrivere la sceneggiatura de Il servo è la prima volta che si confronta con una storia non sua da adattare per il grande schermo. L’unica sua altra esperienza come sceneggiatore è, al momento, l’adattamento di Il guardiano (1960), la tragicommedia che lo ha appena consacrato come autore teatrale su entrambe le sponde dell’Atlantico. Il regista del film sarà l’americano Joseph Losey, un po’ più vecchio di lui, ma come lui un uomo di teatro, formatosi nella vibrante New York degli anni Trenta dei fremiti del New Deal, tra critica teatrale e drammaturgia militante, luogo dell’amicizia e della collaborazione con Charles Laughton e Bertolt Brecht.