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One Woman Show. Ancora su “The Wind” e il potere delle immagini
Come già nelle sue opere precedenti (in particolare nel capolavoro Il carretto fantasma, del 1921), Sjöström si dimostra ancora una volta maestro nel piegare la tecnologia al servizio dell’arte: per dare visualizzazione all’anima del “vento del nord” realizza sovrimpressioni e doppie esposizioni con le immagini di un cavallo, che simboleggia – secondo le credenze degli indiani che abitano il deserto – proprio lo spirito del vento.
“The Wind” che scava le coscienze
Ultimo film muto americano prodotto dalla MGM prima del ritorno in terra svedese, The Wind risulta essere all’epoca un film tutt’altro che facile da girare. Si può solo lontanamente immaginare come le forti e roventi raffiche di vento (artificiale, in quanto create dai motori di aeroplani portati sul set), nonché le temperature estreme del deserto del Mojave abbiano influito sulla resistenza fisica (nonché psicologica) degli attori durante la scena della traversata a cavallo nella desolazione più totale.
“Il carretto fantasma” e il cinema ectoplasmatico
Il carretto fantasma è un film cardinale all’interno della produzione svedese ed è stato anche quello che ha saputo aprire le porte di questi film verso l’estero. Dalla seconda metà degli anni ’10 il cinema locale era andato infatti raggiungendo vette sempre maggiori, ma solo di rado aveva lasciato la patria complice, secondo Idestam-Almquist, l’opposizione nei confronti di film stranieri durante il periodo bellico. Questo è però un momento magico perché, complice l’apertura de nuovi studi Svensk Filmindustri a Råsunda, nel nord di Stoccolma, è finalmente possibile osare di più a livello sperimentale. Victor Sjöström può quindi girare Il carretto fantasma senza dover scendere a compromessi per dare libero sfogo alla sua espressività.
“Il posto delle fragole”. Il vocabolario per immagini dell’essere umano
“Mi chiesi se un ricordo è qualcosa che si ha o qualcosa che si è perduto”. Difficile fare meglio di Woody Allen per dare il senso di uno dei grandi film di Ingmar Bergman, e rassicurante affidarsi al regista newyorkese e all’ultima battuta del personaggio centrale del suo Un’altra donna per parlare di Il posto delle fragole, a più di sessant’anni dalla sua realizzazione. Non è forse Marion Post la versione femminile di Isak Borg, il grande vecchio cui Bergman consegnò nelle poche settimane di stesura della sceneggiatura del film le proprie iniziali (I. B.), la sua persona e il peso dei rimpianti che già aveva a nemmeno quarant’anni?
Cinema Ritrovato 2017: “The Girl from the Marsh Croft”
Tösen från Stormyrtorpet rappresenta uno dei capolavori e dei capisaldi del cinema muto svedese: in questo film Sjöström accoglie e interpreta il modello del cinema americano, in particolare la lezione di Griffith, per quel che riguarda la rappresentazione di parabole esistenziali. Sjöström ancora i propri personaggi agli ambienti di appartenenza e ai luoghi che li descrivono, una umile fattoria o un salotto borghese, ma lascia a tutti, indistintamente, la possibilità di confrontarsi con la natura che li circonda.