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“Il male non esiste” nel mondo senza redenzione
Con Il male non esiste Hamaguchi dimostra un’enorme maturità espressiva che si declina in una gestione eccellente del mezzo cinematografico e in una grandissima capacità di raccontare offrendo allo spettatore il minimo indispensabile. I dettagli, il taglio delle inquadrature, ogni elemento va al suo posto facendo apparire semplice la complessità soverchiante di questo mondo e componendo un’opera tanto suggestiva quanto rassegnata in cui non sembra esserci possibilità di redenzione, né di salvezza.
“Evil Does Not Exist” tra pace e conflitto
Il cinema di Hamaguchi, quello che si manifesta nei silenzi, nelle dispersioni e nelle deviazioni, quello che trova la sua essenza nei galleggiamenti lievi, c’è tutto. Così come i suoi paradossi. Se Drive My Car, un film quasi del tutto fatto di dialoghi, si fondava attorno al primato del gesto sulla parola, in Evil Does Not Exist gli incessanti movimenti fondano un primato della stasi sul movimento, primato della conservazione sul progresso, della difesa sull’attacco, della natura sul resto.
I migliori film del 2021
Annata complicata, ancora una volta. Le sale cinematografiche nel 2021 non sono state aperte per tutto l’anno, tuttavia – rispetto al 2020 e pur con un cupo finale di 2021 – le cose sono assai migliorate. Ovviamente la classifica dei contributori ha tenuto conto anche dei film usciti direttamente in piattaforma poiché – piaccia o non piaccia – ormai si tratta di prime visioni a tutti gli effetti. Ma, come vedrete nella top ten, alla fine i titoli che hanno almeno per qualche settimana visto la luce del grande schermo rappresentano l’interezza della nostra classifica. Dove trionfa un autore giapponese che fino a quest’anno non era mai stato distribuito in Italia, Ryusuke Hamaguchi con il suo Drive My Car.
“Il gioco del destino e della fantasia” e le relazioni turbate
Il film ci porta a vivere tre episodi, slegati tra loro, avvicinandoci drasticamente ai personaggi osservandoli in interminabili piani animati unicamente dal dialogo, da cui emergono le relazioni reali o mancate e le tensioni che queste hanno creato nella loro vita. Alla apparente semplicità della messa in scena si contrappone la ricchezza delle trame di queste storie, dove ribaltamenti e colpi di scena si avvicendano in punta di piedi, senza mai rompere il superficiale contegno che contraddistingue la cultura giapponese. I diversi episodi sono intervallati da una musica da camera che sembra accompagnare la chiusura di un sipario, ma che anche pone un ulteriore gradino di familiarità con le vicende narrate.