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“Annette” soverchiante marea di immagini e suoni
Al suo esordio americano, il regista francese si concede ad uno dei generi fondamentali della cinematografia d’oltreoceano e, come era lecito aspettarsi, ne rispetta i canoni ma al contempo lo adatta a suo piacimento. Annette è un musical in cui le canzoni inglobano la trama dialogica, relegando il discorso parlato a sporadici episodi disseminati con estrema parsimonia. Sono perciò le musiche degli Sparks a farsi fondante elemento di scrittura e veicolo per il racconto. Consapevole che la pregnanza tematica necessita di una controparte formale di pari valore per esprimersi adeguatamente, Carax concede alla ricercatezza estetica un elemento di primaria importanza.
“Annette” e il mare mosso del cinema di Carax
Annette è un film che si scalda con il passare dei minuti, prende la ricorsa nella prima sequenza e poi percorre una strada tutta sua. Nell’incipit infatti, costruito come un collante perfetto con il film precedente, il cast e la troupe accordano gli strumenti musicali che saranno utili per il proseguo della pellicola, mentre il regista “accorda” la macchina da presa con soluzioni visive che sono un semplice antipasto di quello che vedremo lungo la narrazione. Esattamente come il personaggio che dà il titolo al film, Annette si pone da subito come ponte ideale in grado di unire realtà e finzione, backstage e proscenico.
L’amore totalizzante tra “L’Atalante” e “Gli amanti del Pont-Neuf”
Quale miglior correlativo-oggettivo della traslucida sequenza subacquea per ritrovare e sovraimprimere nell’immaginario comune tutta la sensibilità visionaria dell’opera di Jean Vigo? Metonimica allusione amorosa e sempiterno sigillo dei luoghi sconfinati del cinema. Ma gli sperdimenti di Vigo non sono rimasti celibi. In un film come Gli amanti del Pont-Neuf per esempio tornano personaggi ed emozioni, sapientemente rcuperati dal fiume della storia del cinema, grazie a Leos Carax.