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“Come eravamo” 50 anni fa

Nonostante il lungometraggio di Pollack sia così perfettamente calato nel suo tempo e proponga evidenti e precisi riferimenti storici, l’amore che viene portato in scena trascende la periodizzazione dell’opera e commuove anche lo spettatore contemporaneo. Come eravamo è un chiaro esempio di perfetto equilibrio registico tra una recitazione drammatica e divistica – comunque capace di trasmettere con sincerità le emozioni – una sceneggiatura non eccessivamente patetica

“Non si uccidono così anche i cavalli?” e l’incandescenza di Jane Fonda

Grazie all’interpretazione di Jane Fonda, Gloria è uno dei personaggi più incandescenti del cinema hollywoodiano. Disincantata ma non cinica, alla ricerca di una rivincita personale e indisponibile a scendere a compromessi. Niente può scuoterla, nemmeno la sirena che mai come qui è un presagio di morte. Forse solo la lucidità che la scopre impreparata ricordandole il suo destino. “Se ne andava alla deriva ascoltando le sue canzoni preferite: così finiva”, bofonchia il partner, caricato sulle sue spalle perché schiantato dalla gara, mentre le racconta la trama di un film. E lei, che sente il peso ma non lo dà a vedere, si chiede, riconoscendosi: “neanche un po’ di dolore? probabilmente è una balla”. C’è già tutto, qui.

Venezia 2017: “Il cavaliere elettrico”

Siamo alla fine di uno dei decenni più paranoici del secolo scorso, se non il principale sicuramente quello che ha maggiormente alimentato la cinematografia di una nazione – quella americana – mai come allora così smarrita, immalinconita, smascherata. Sembrerebbe un ritratto fin troppo drammatico ma Il cavaliere elettrico parla proprio di questo: un popolo che fa i conti coi suoi miti, col passato iconograficamente comunque sempre affascinante e col presente aggressivo cannibalizzato dai bisogni del capitale.

Cinema Ritrovato 2017: “Yakuza”

Guardando Yakuza (1974) riconoscerete all’istante lo stile dell’esordiente sceneggiatore Paul Schrader, che scrisse il film basandosi sul resoconto dell’esperienza in Giappone del fratello Leonard; trama e personaggi devono tutto alla sua filosofia dello scacco e della solitudine, la stessa che un paio di anni dopo troverà in Taxi Driver l’espressione più compiuta; “Yakuza. Il kana giapponese per questa parola è composto dai numeri 8, 9 e 3. In totale 20: un numero perdente nel gioco d’azzardo giapponese. È così che i gangster giapponesi, in un atto di orgoglio perverso, hanno chiamato se stessi..”