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Gli Oscar 2023 e la diversificazione del gusto

Se per A24 Everything Everywhere All At Once è motivo di vanto per l’ottenimento del maggior numero di premi cinematografici da un film, nonché per gli importanti incassi registrati nella sua poco più che decennale storia, è comunque chiaro che ci si trova di fronte a un definitivo riassetto delle preferenze sempre più lontane dai canoni classici dell’Oscar bait, iniziato nel 2017 con Moonlight. A causa di una sempre più innovativa qualità tecnica, di una certa commistione tra generi e una diversificazione del gusto, prevedere la vittoria di un film con certezza matematica sarà sempre più difficile.

Moltitudini, split screen e visioni impossibili

In queste ultime settimane di uscite cinematografiche, lo split screen sembra essere tornato come accorgimento stilistico prediletto. Non sono pochi i film che ne hanno fatto uso. Se si pensa a qualche titolo, Vortex e Omicidio nel West End sono i primi due che saltano alla mente e, seppur diversissimi, riescono a dirci qualcosa sul cinema contemporaneo. La differenza principale tra i due film sta nella giustificazione della scelta stilistica. Se da un lato Omicidio nel West End sceglie lo split screen per imporre un’identità, che guarda molto alla commedia autoironica di Wes Anderson, Vortex invece mette in campo una vera e propria riflessione sul dispositivo.

“Everything, Everywhere All at Once” speciale. L’imprevisto senso del mondo

I Daniels portano in scena la loro declinazione di multiverso con l’ironia e la bizzarria che conosciamo loro da Swiss Army Man – Un amico multiuso: il male supremo si consustanzia in un gigantesco bagel, esistono mondi dove le persone hanno hot-dog al posto delle dita e per saltare dal proprio universo a un altro lontanissimo occorre fare la cosa più improbabile e insensata le circostanze consentano. Ne viene fuori una sorta di distillato di umorismo da nerd/geek, come se fossimo ancora alle scuole medie e stessimo assistendo alle battute più volutamente cretine degli intelligentoni della classe.

“Everything, Everywhere All at Once” speciale. Le particelle infinitesimali della nostra vita

Nei mondi del possibile di Everything, Everywhere All at Once anche una scheggia di uno specchio rotto diventa un pretesto per svelare cosa cambierebbe se la (stra)ordinaria Evelyn avesse intrapreso strade diverse. Inoltre, uno specchio frammentato offre sfaccettature variegate della medesima cosa, no? Sì, perché uno dei punti cardine del film ruota attorno alla questione della prospettiva. I registi, così, disseminano nelle inquadrature costellazioni di occhi adesivi, che finiscono per “crivellare” anche la protagonista, quasi a suggerire agli spettatori che è vero che, di tanto in tanto, tutto sembra non avere un senso, ma a volte basterebbe solo guardare con occhi nuovi.