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Potere e follia. Ancora su “Rossosperanza”
In un mondo tendente all’uguaglianza asettica e pronto ad abbracciare il nuovo millennio, la speranza di Annarita Zambrano è forse quella di far vincere per una volta quello che abbiamo rimosso o confinato in edifici facilmente identificabili con Villa Bianca, luoghi in cui si è cercato di perseguire l’eliminazione riscontrata da Basaglia. Soffocare conduce alla morte, è risaputo, ma che bello sapere che sullo schermo si può allentare la morsa violenta e lasciare che i corpi degli oppressi reagiscano non soltanto narrativamente ma anche con il sangue.
“Rossosperanza” e la borghesia viziata
Attraverso uno spaccato anni Novanta un po’ grottesco e un po’ idillico, Rossosperanza accompagna lo spettatore in un mondo dalle tinte gotiche e glam, nel quale lo sfarzo e l’eccesso diventano l’emblema di quel berlusconismo che ha delineato l’immagine nazionale. Gli elementi della mondanità sono tutti presenti: i club, le droghe sintetiche, la prostituzione e una borghesia romana bacchettona e ipocrita.
Biografilm 2017: “Dopo la guerra”
Tema che ciclicamente torna nel cinema italiano, il terrorismo degli anni Settanta – o per meglio dire: gli strascichi di quella stagione – è al centro di Dopo la guerra, che sin dal titolo restituisce la prospettiva di chi è scappato, appunto, dall’anomalo fronte bellico metropolitano: there will be blood, ma chi laverà il sangue dei morti? Chi medicherà le ferite di coloro che restano?