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“C’è ancora domani” per il potere della sorellanza

Cortellesi sa che i mutamenti sociali e culturali passano anche per i cambiamenti di sguardo, per gli scardinamenti degli stereotipi che le narrazioni portano con sé, e allora non ha paura di offrirci uno sguardo femminista per raccontare la sua storia. C’è ancora domani è un film che celebra il potere della sorellanza, perché possiamo immaginare e progettare un cambiamento, ribellandoci a un sistema patriarcale che da sempre vuole le donne succubi e silenti, ma possiamo realizzarlo solo se agiamo insieme, solo se ci poniamo in alleanza con le altre.

“Utama” dal locale all’universale

Al suo esordio alla regia cinematografica, Loayza-Grisi dimostra un’insolita cura per i dettagli sonori, scegliendo strumenti musicali della tradizione andina, esasperandone però il suono per trasformarlo da semplice sottofondo a veicolo di inquietudine e angoscia. Unendo un profondo amore per il cinema (il paesaggio incorniciato dalla porta di casa potrebbe essere un’inquadratura di John Ford) all’esigenza della denuncia sociale, con grande sensibilità il regista boliviano ci mostra gli impatti catastrofici del cambiamento climatico sulla nostra Terra. 

“Ninjababy” e l’emozione dell’umorismo

Pensare a Juno è inevitabile. Ma, a quasi quindici anni di distanza dal film di Jason Reitman, siamo di fronte a una versione “aggiornata” e più matura della vicenda: al posto di un’adolescente sostenuta dall’affetto di due genitori (qui del tutto assenti) pronti ad accompagnarla emotivamente durante la gravidanza cui seguirà l’affidamento del nascituro, troviamo una giovane donna che, seppur con tutta la confusione e l’irrequietezza dei suoi vent’anni, sa per certo che un figlio non lo vuole e rivendica il proprio diritto di rifiutare la maternità che la società vorrebbe imporle.

Non una di meno. “Il terribile inganno” e il viaggio verso il cambiamento

Il docu-film tesse le fila di Non Una di Meno, eterogeneo nelle diverse anime che lo compongono, e riesce a restituire la complessità e l’ampiezza di un movimento che, nonostante il vasto séguito nazionale (e mondiale) grazie anche a una solida struttura comunicativa attraverso i canali social, non viene mai raccontato dai media italiani. Finanziato grazie a Infinity Lab e a un crowdfunding su Produzioni dal Basso, il documentario è stato scelto da diverse sale italiane come film da proiettare in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere

“Atlantide” di Yuri Ancarani come esperienza sensoriale (in sala)

Con una cinepresa che oscilla insieme ai barchini e inquadra i palazzi dipinti dalle luci al led, Ancarani coniuga l’interesse antropologico con l’esercizio di stile e la ricerca visionaria. Un’accuratissima fotografia intrisa di rosso o di verde potrebbe ricordare fotogrammi di Gaspar Noé. Siamo di fronte a un videoartista che spegne i riflettori sempre accesi su un mondo che abbiamo l’illusione di conoscere e ce lo restituisce capovolto, ribaltando i nostri riferimenti, spingendoci a cambiare punto di vista, ad andare oltre con lo sguardo, a invertire la prospettiva. Più che un film, Atlantide è un’esperienza sensoriale, un’opera strabordante che esige la visione in sala.

Cinema Ritrovato 2017: “Johnny Guitar” e la musica

Con questo western atipico Nicholas Ray compie una rivisitazione del genere classico, realizzando non tanto un film sulla frontiera, quanto un racconto di vendette, rancori, amori repressi o non corrisposti. La vicenda di Vienna, proprietaria di un saloon in Arizona e accusata ingiustamente di aver compiuto una rapina, diventa quasi secondaria rispetto alla storia di amore con Johnny, che fa ritorno dopo cinque anni dalla donna che non ha mai dimenticato.

Una natura indifferente: “La rabbia giovane”

È nel 1973, in pieno clima di rinnovamento del cinema americano, che esce nelle sale La rabbia giovane, esordio alla regia di Terrence Malick, qui anche sceneggiatore e produttore. Pur mantenendosi sulla scia del road movie indipendente di quegli anni, che con Easy Rider, Gangster Story e Strada a doppia corsia si afferma come il più “americano” dei generi cinematografici, il regista riesce a far emergere una grande libertà espressiva e creativa, delineando già quelli che diventeranno i tratti peculiari del suo cinema successivo.