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Damien Chazelle, l’erede del cinema hollywoodiano?

Chazelle si rivela la faccia pulita di una Hollywood che continua per la sua strada, posizionando qua e là personaggi messicano discendenti, afro americani, orientali, ma al tempo stesso dipinge il percorso ascendente dell’uomo che si è fatto da sé (il tuttofare Manny, che riesce a diventare produttore senza mai perdere il garbo e la cavalleria che lo porteranno alla conquista della bella bionda premio) in netta contrapposizione con quello discendente di Nellie, incapace di comportarsi bene, emancipata solo in quanto selvaggia e che alla fine trova la libertà solo nella morte.

“Babylon” speciale IV – Le stelle fredde

Il quinto, rutilante lungometraggio di Damien Chazelle non lascia spazio a vuoti o silenzi di sorta, quasi temesse di ricavarne ansia o, più banalmente, il regista non sapesse come gestirli, trascinato com’è dall’ambizione di saturare al massimo grado ogni fotogramma. Chazelle ha confezionato un film tumultuoso e affollatissimo di personaggi eventi rumori spesso ripresi da vecchie pellicole, una fiera delle vanità extra-large di oltre tre ore.

“Babylon” speciale III – La fascinazione dell’immagine

Non stupisce che anche Babylon di Damien Chazelle si concentri sulle contraddizioni, già a partire da un incipit in cui esplodono l’eccesso e il grottesco dello star system degli anni Venti. Babylon, così come gli altri film di questo tipo, si può leggere anche come documento di storia del cinema, seppur tutt’altro che realistico, in grado di individuare quelli che sono stati gli sconvolgimenti produttivi di quella specifica epoca.

“Babylon” speciale II – Il desiderio dell’eccesso

Babylon non è un film perfetto e da Chazelle, dati i gloriosi precedenti, si pretende una maggiore precisione nella realizzazione dei piani sequenza o nell’impalcatura di una sceneggiatura in questo caso carica di elementi narrativi non chiari. Al contempo, però, è un film che non lascia indifferenti; sorpresa, sdegno, incanto o puro e semplice mal di testa generato dal ritmo chiassoso delle scene, sono tutte reazioni che fanno riflettere.

“Babylon” speciale I – La cinefobia di Damien Chazelle

Se c’è un autore contemporaneo la cui visione sembra informata da un’idea gerarchica dell’arte, quello è Damien Chazelle. Sì, ma quale arte? Non possono essere tutte uguali. E infatti il corollario di questa missione monastica (arrogante e classista) è la netta delimitazione fra veri artisti e – in formazione – “deboli”, “venduti”, “ignoranti”, nonché fra arti maggiori e arti minori. In Babylon questa visione approda con coerenza a una concezione che viene da definire cinefoba.