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“I raggi Z” al Cinema Ritrovato 2021

I raggi Z è un titolo molto evocativo che porta alla mente eventuali risvolti fantascientifici ed improbabili pensieri legati a b-movie o anime giapponesi e robot indistruttibili. Ma la storia è totalmente diversa da quanto potremmo aspettarci anche se comunque piuttosto sorprendente. Il finale è purtroppo mutilo e quindi ignoriamo cosa siano i raggi z del titolo (forse qualcosa collegato a una macchina fotografica che stava per essere messa in azione poco prima dell’interruzione?) e come si sarebbe risolta la situazione intricata tra i vari personaggi. Sappiamo però, da una sinossi d’epoca, che Gigetta avrebbe poi sposato uno dei dipendenti di Bruniquel liberandolo così dall’incubo di venir scoperto.

Bologna, 120 anni fa

Dando un occhio ai programmi è davvero affascinante scoprire cosa vedessero gli spettatori di questo primordiale cinema bolognese, così come scoprire il prezzo di una proiezione (30 centesimi di lire) e sapere anche il nome del pianista che li avrebbe accompagnati, il Maestro Giulio Pennini. Questi ritrovamenti meritavano una celebrazione speciale, così, trovato il programma, si è pensato di recuperare anche un proiettore d’epoca per calare ancora di più l’occasione in un contesto d’epoca. Ebbene cosa vedevano a Bologna 120 anni fa? La serata non prevedeva fiction ma riprese dal vero, principalmente delle marce o scene di massa. Ma nell’incanto del vedere in azione un proiettore a manovella bisogna dire che il contenuto era decisamente accessorio all’esperienza stessa.

“Die Ratten” di Hanns Kobe al Cinema Ritrovato 2021

Siamo nel 1921 e in una Germania cinematografica sempre più indirizzata verso l’espressionismo qui troviamo un film ancorato al passato ma che parrebbe essere un anello di congiunzione tra il naturalismo e la successiva nuova oggettività cinematografica. Le tinte sono fosche e l’intento è quello di catturare la realtà come realmente è, ovvero brutale e spietata, ma allo stesso tempo amplificando le storture con l’uso di un trucco molto marcato. Quest’ultimo, si concentra sul creare un contrasto molto marcato tra bianchi e neri nei volti di taluni personaggi.

“La belle dame sans merci” al Cinema Ritrovato 2020

L’idea della bella dama senza pietà ritorna nella letteratura e nel cinema. All’epoca del muto era una tematica ricorrente e la stessa Dulac aveva in parte affrontato il poco tempo prima con La Fête Espagnole, che partiva però da una sceneggiatura di Louis Delluc. In La belle dame sans merci la Dulac cura sia la regia che la sceneggiatura e, al solito canovaccio del genere, aggiunge un elemento di novità dato da un secondo personaggio femminile che emerge per positività e compostezza. La Dulac non è mai banale nella costruzione delle sue vicende e anche qui riesce a dare il suo tocco personale a quello che forse è il suo film “più tradizionale”. 

“La Fête espagnole” al Cinema Ritrovato 2020

La Fête espagnole è un progetto in eterno divenire più volte presentato durante il Cinema Ritrovato sempre in veste rinnovata e più completa ma allo stesso tempo molto lontana da quella originaria. La particolarità di questa pellicola deriva dall’unire due grandissimi sperimentatori e teorici di cinema: Germaine Dulac, qui alla regia, e Louis Delluc, autore della sceneggiatura originale. Punto di raccordo si trova nell’attrice protagonista, Ève Francis, protagonista e moglie dello stesso Delluc. Come suggerisce il titolo la storia si svolge in Spagna durante una festa indiavolata per le vie della città.

“Die Spinnen” di Fritz Lang al Cinema Ritrovato 2020

È tornata Musidora? L’illusione c’è nelle prime scene de Il Lago d’oro ovvero i ragni, il primo capitolo della serie in tre parti Die Spinnen diretta e sceneggiata da Fritz Lang. Una misteriosa banda di malviventi, dall’evocativo nome “I Ragni”, scopre che il pilota Kay Hooh (Carl de Vodgt) sta andando alla ricerca di una zona del Sud America dove gli Inca sarebbero sopravvissuti assieme a grandi ricchezze. Eroe e malviventi partono allora alla ricerca della ricchezza nascosta ma scopriranno presto che ottenerla non sarà per nulla facile. A guidare I Ragni troviamo la misteriosa Lio Sha (Ressel Orla), una sosia di Musidora che non spicca per simpatia, intelligenza e arguzia come l’originale, ma che cercherà in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote al protagonista.

“Anna Bolena” di Ernst Lubitsch al Cinema Ritrovato 2020

Anna Bolena è una donna che bene o male è entrata nell’immaginario di tutti, sia per essere, in parte, responsabile dello scisma anglicano sia per la sua tragica fine. Nel 1920 Ernst Lubitsch decide di dedicarsi a un dramma in costume a lei dedicato lasciando da parte le commedie che lo avevano reso celebre. Inutile dire che dei momenti comici sono comunque presenti nel film, in particolare legati alla figura di Enrico VIII, interpretato da uno splendido Emil Jannings. In questa versione romanzata, troviamo una Anna Bolena (Henny Porten) che lotta tra il desiderio di ottenere la corona inglese e il suo amore per Sir Norris. La storia la conosciamo, Anna sceglierà il regno ma alla fine perderà i favori del Re e anche la testa.

I film di Aleksandra Chochlova al Cinema Ritrovato 2020

Aleksandra Chochlova ebbe una attiva e proficua collaborazione con il marito Kulešov sia come assistente che come attrice nei suoi film. L’occasione per la Chochlova di dimostrare le sue doti registiche in solitaria avviene nel 1929 con il benestare dello scrittore Viktor Borisovič Šklovskij che le propose di adattare tre dei suoi racconti. Il primo è Delo s zastežkam (it. Il caso dei fermagli), una critica feroce alle contraddizioni della borghesia pre-rivoluzionaria. Tra tutte spicca la loro religiosità di comodo legata più che altro alla speranza di un vantaggio futuro e al fatto che la chiesa “è il posto dove è più facile cambiare le banconote”. Nel film troviamo tutta l’incomunicabilità tra proletari e borghesi, dove i secondi hanno tutto ma non vogliono dare nulla, mentre i primi faticano per non ricevere nulla.

“Finis Terrae”, un poema bretone

Sebbene oggi, grazie anche al successo internazionale di artisti come Alan Stivell, Yann Tiersen o più di recente Nolwenn Leroy, ci sia una maggiore sensibilità e questa cultura sia stata riscoperta, gran parte di quello che c’era è andato perduto e uno dei modi per recuperare tutto questo passa proprio attraverso la cinematografia.  Finis Terrae di Epstein ne è sicuramente un esempio perché, prima ancora di Man of Aran o La Terra Trema, il regista decise di raccontare un popolo attraverso di esso, utilizzando come attori solo persone del posto. Proprio per questo il film è un documento incredibile perché, per certi versi, è una storia locale fatta da locali, che cristallizza una cultura in un momento storico ben definito. La situazione è ancora più particolare perché le vicende sono ambientate a Ouessant che, essendo un’isola, risulta ancora più isolata e legata alla tradizione. La trama è quasi assente, è un pretesto per imprimere su pellicola gli splendidi paesaggi naturali e il cuore di un popolo.

1919, il prezzo delle proprie certezze

Non sempre è bene avere convinzioni inossidabili, perché potrebbe rivoltarsi contro di voi. Cosa fareste se vostra moglie vi tradisse per un altro? Il protagonista de La maschera e il volto (1919) non ha dubbi: ucciderebbe immediatamente la traditrice. Ancora più dura la lezione che ha dovuto imparare il Pubblico Ministero Brückner, grande sostenitore della pena di morte in Misericordia. Cosa fare se ad essere accusato è tuo figlio e non più un perfetto sconosciuto? Cosa ne sarà dei saldi principi di vendetta se in fondo ti senti responsabile per aver negato aiuto a tuo figlio quando ne aveva bisogno? Tante storie, un unico anno e un filo conduttore per ragionare sui diritti e sulle conseguenze di avere una forma mentis chiusa e reticente al cambiamento. La rassegna dei film del 1919 è stata un modo per parlare ancora una volta di attualità, di far ragionare attualizzando storie del passato che tornano prepotentemente attuali sotto gli occhi dello spettatore.

Musidora, il torero e lo spettacolo della proiezione

Vedere oggi La Tierra de los Toros di Musidora (1924) non rende certamente l’idea di quello che doveva essere il concetto originale dell’opera. La vamp francese aveva, infatti, in mente un progetto itinerante durante il quale alla proiezione si alternavano momenti con lei stessa sulla scena che intratteneva il pubblico. Oggi questo progetto è soprattutto il manifesto di una dolce storia d’amore. Il film è ricco di giochi di sguardi, sorrisi e segnali di grande intesa tra Musidora e il torero Antonio Cañero, che erano all’epoca all’apice della loro relazione sentimentale. La Tierra de los Toros ricostruisce il loro amore in forma romanzata, con i due protagonisti che interpretano loro stessi prendendosi molto poco sul serio e giocando sui loro punti di forza e i loro difetti.

“Sur un air de Charleston” e “Red Lantern” tra pregiudizio e integrazione

Integrazione diversità e pregiudizio sono temi caldi che il Cinema Ritrovato 2019 è riuscito ad affrontare in una sezione che potrebbe forse sembrare insolita, quella dedicata al cinema muto. In che modo? Prima con la proiezione di Sur un air de Charleston (1927), film giocoso e sperimentale in cui il regista riesce a dare una lezione semplice ribaltando gli stereotipi: nel 2028 il mondo civilizzato è rappresentato dalle genti d’Africa, in tenuta black face, mentre in un’Europa distrutta dalla guerra vivono “aborigeni bianchi”. Un esploratore giunge in Europa e si rivela essere più aperto di quanto non lo fossero stati gli occidentali a parti invertite. Molto più complessa e articolata la vicenda di The Red Lantern (1919), dove la stella Alla Nazimova interpreta una ragazza cinese di padre occidentale.

Intervista a Jeanne Pommeau del Národní filmový archiv

In occasione del Cinema Ritrovato 2018 sono state fatte tre proiezioni con materiale proveniente dal Národní filmový archiv (NFA). Ho avuto il piacere di intervistare Jeanne Pommeau, che si occupa di restauro presso l’archivio. “Prima della proiezione di Shoulder Arms ho chiesto al pubblico se avesse visto dei veri film imbibiti e tutti hanno alzato la mano. Mi sono molto stupita, ma poi mi sono resa conto, assieme a Mariann Lewinsky, che non tutti avevano chiaro cosa avessi chiesto. Probabilmente molti di loro avevano visto dei desmetcolor o restauri digitali, ma non delle vere imbibizioni. Molti spettatori non hanno ben chiara la differenza e non sanno cosa stanno effettivamente vedendo”. 

“Otec Sergij” di Jakov Protazanov al Cinema Ritrovato 2018

Sofferenza e patimento interiore sono da sempre temi centrali della letteratura russa e Otec Sergij di Protazanov, tratto da un romanzo di Tolstoj, ne è un classico esempio. Figura centrale del racconto è il Principe Kasatskij, un uomo fiero e bizzoso che serve Nicola I come comandante delle guardie. La sua tranquilla vita di ufficiale viene stravolta quando scopre che la donna che ama è stata amante del suo imperatore. Decide allora di abbandonare tutto e diventare frate col nome di Padre Sergio. La sua conversione non sarà però esente da tormenti interiori: continuamente verrà tentato dal peccato, in particolare da quello carnale, costringendolo presto a trasferirsi in una città isolata e vivere come eremita.

“Banya Titka” e “Revolutionens Datter” al Cinema Ritrovato 2018

La rivoluzione è stato uno dei temi centrali del programma muto del Cinema Ritrovato che si è concretizzato in particolare con due film: Banya Titka, serie ungherese in due parti, e il danese Revolutionens Datter. L’ottobre del 1917 e l’avvento dei soviet in Russia, aveva irrimediabilmente colpito l’immaginario collettivo, aumentando la paura che la rivoluzione potesse espandersi a macchia d’olio in altri stati europei. I due film, pur sviluppandosi in maniera molto diversa, sono molto simili tra loro: una donna prende la direzione di una miniera o fabbrica e viene ingiustamente additata come colpevole di angherie compiute in realtà da altri. Gli operai sono scontenti e si rivoltano attentando alla vita della ragazza. Entrambe vengono però salvate da un uomo che le aiuterà a riprendere felicemente il controllo della situazione.

“Wolves of Kultur” o il Mutiflix del Cinema Ritrovato 2018

Oggi le serie televisive sono sempre più popolari e le tecniche narrative si stanno affinando sempre di più. La proiezione dei grandi serial muti, con la loro continuity, seppur discontinua, è importante per fare comprendere alle nuove generazioni quante di quelle che noi percepiamo come innovazioni siano in realtà eredità di un passato vicinissimo alle origini del cinema. Questa stessa caratteristica, del resto, viene da ancora più lontano, ed è legata alla pubblicazione dei grandi romanzi di appendice i cui capitoli venivano pubblicati settimanalmente. Tenere alta la tensione era quindi necessario per portare nuovamente lo spettatore al cinematografo per vedere il capitolo successivo. 

“Nattliga toner” al Cinema Ritrovato 2018

Cosa c’è di più puro dell’arte? Eppure per alcuni non è che un trampolino di lancio per raggiungere successo e affermazione personale. Questo capita anche in Nattliga toner di Georg af Klercker dove un conte con velleità poetiche cerca disperatamente di produrre qualcosa che lo faccia ricordare ai posteri. Per farlo è disposto a tutto: prima acquista da un poeta tanto squattrinato quanto datato alcune brevi poesie, poi arriva ad ucciderlo per rubarne il suo capolavoro, un’opera teatrale dal titolo “visioni notturne”. Ma un simile crimine non può passare inosservat: un vecchio amico del poeta assiste a uno spettacolo delle”visioni” e riconosce in essa il vero autore. Accusa dunque il conte che cade subito dopo in una buca e perde la vita: prima di morire confessa però il suo crimine e riabilita il vero autore del testo.

“L’avarizia” di Gustavo Serena al Cinema Ritrovato 2018

Tra il 1918 e il 1919 uscivano in Italia una serie in episodi sui Sette peccati capitali su ispirazione del romanzo ottocentesco di Eugène Sue. Sebbene gli episodi fossero diretti da registi diversi, escludendo Bencivenga che girò i capitoli dedicati all’accidia e alla lussuria, e il cast variasse  generalmente di volta in volta, la continuità era garantita dalla presenza di Francesca Bertini nel ruolo della protagonista. In quegli anni il successo dei grandi diva-film arrivò fino alla neonata Repubblica Cecoslovacca, che ricevette la serie completa in due versioni: una con didascalie in ceco una seconda in tedesco per le minoranze locali. Negli anni quaranta entrambe le versioni vennero acquisite dalla Cineteca di Praga. Durante il Cinema Ritrovato 2018 è stato presentato L’avarizia, diretto e interpretato da Gustavo Serena, nella sua versione restaurata dal Narodni Filmovy Archiv negli anni ’90.  

“Vedi Napule e po’ mori” al Cinema Ritrovato 2018

Dopo la Napoli ferina di È piccerella di Elvira Notari (1922) facciamo un salto in una nuova città, quella solare come facciata del regime, con Vedi Napule e po’ mori diretto da Eugenio Perego (1924). Sono passati solo due anni tra i due film, sembrano invece passati decenni. Nonostante la complessità  dei film della Notari sia decisamente maggiore, la linearità del film di Perego è comunque apprezzabile e la narrazione è ben confezionata. Vittorio Martinelli, a cui a dieci anni dalla sua scomparsa è stata dedicata questa proiezione, definiva Vedi Napule e po’ mori “un’altra perla di quel cinema popolare napoletano […] che i critici snobbavano con stupida supponenza”.

“Christian Wahnschaffe” di Urban Gad al Cinema Ritrovato 2018

Christian Wahnschaffe (1920-21) è un film monumentale diviso in due parti che sviscera senza pietà i lati peggiori dell’animo umano. Christian è un uomo ricco, estremamente sensibile e attento ai bisogni dei più poveri: ma sarà sempre un ricco! Crede di poter risolvere i problemi dei più deboli attraverso il denaro, ma questo non servirà realmente ad aiutare. Realizzato questo deciderà di privarsi di tutti i suoi averi per vivere da povero, ma scoprirà a proprie spese che i beni che ha distribuito hanno corrotto gli animi anche dei più puri. Se la prima parte del film è dedicata alla perdizione portata dal successo, ne subirà le conseguenze una giovane ballerina e un gruppo di rivoluzionari, noti come nichilisti, che avevano nascosto da lei documenti preziosi, è nel secondo episodio che si raggiunge l’apice del decadimento morale.