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Cecilia Mangini dal fotoreportage al documentario. “Il mondo a scatti” e il mistero di uno sguardo

Il film mostra gli esordi di Cecilia Mangini fotografa e documentarista, ma lo fa connettendo saldamente il suo passato alla Cecilia dell’oggi che dichiara il suo amore per le immagini che catturano la verità racchiusa nella così detta realtà e che ancora si interroga sui significati che questa parola, ‘realtà’, può assumere, nel momento in cui si accetta la sfida di rappresentarla. La sua passione per la fotografia la porta all’altro suo grande amore, il cinema, quello documentario; gli scatti della sua Zeiss si mettono in movimento e il bianco e nero diventa colore in 16 mm.

Il cinema al femminile, plurale

Il programma di cortometraggi della rassegna Femminile Plurale propone tre film collegati da un filo rosso, quello dell’osservazione della gioventù in contesti problematici. In questi tre film traspare anche un altro elemento davvero interessante, cioè l’impronta militare data alle forme di aggregazione di questi giovani (per altro tutti uomini) necessaria per controllarli ma che finisce per modellarne l’atteggiamento spingendoli verso il machismo, la forza bruta e infine una sensazione di superiorità. Un’esperienza al limite del carcerario, che porta al distacco dalla vita reale, e dopo la quale non si ha più nulla da perdere.

 

In ricordo di Cecilia

Cecilia Mangini è andata altrove. Ci ripeteva spesso che “il mondo è per chi lo vuole”. Per lei Pier Paolo Pasolini era una persona cara, di famiglia, perché le famiglie non si subiscono, si scelgono. E lei, come il Poeta, aveva scelto di abbracciare il mondo nella sua totalità, amandolo fino in fondo. Odiava le ‘quote rosa’ perché, diceva, l’impegno civile e politico non ha un colore, non ha un genere. Lei che contro ogni previsione di buon senso, in un’Italia piena di pregiudizi, si era fatta spazio con grazia e intelligenza, lei unica donna in mezzo agli uomini. Attraverso il suo sguardo limpido ci ha lasciato molto su cui riflettere, moltissimo su cui lavorare. Un’eredità senza prezzo, spogliata di ogni vanità.

Cecilia Mangini e le immagini del Congresso Socialista di Livorno cento anni dopo

Al Cinema Ritrovato del 2004 Cecilia Mangini presentò per la prima volta Uomini e voci del Congresso Socialista di Livorno – unica testimonianza filmata di un evento storico epocale – che documenta lo scontro interno tra l’area rivoluzionaria e quella riformista che nel 1921 portò il Partito Socialista alla scissione da cui nacque il Partito Comunista italiano. A 100 anni di distanza, la Cineteca di Bologna, presenta il documentario restaurato. Nell’archivio di Cecilia Mangini e Lino Del Fra, abbiamo ritrovato il testo scritto di quello che Cecilia ha raccontato prima della proiezione nel 2004 e che svela come questo film sia arrivato nelle sue mani.

Intervista a Cecilia Mangini

Prima della proiezione del restaurato Essere donne abbiamo avuto l’opportunità di intervistare, la prima documentarista donna italiana, Cecilia Mangini. Il suo documentario, opera ostacolata dal clima politico dell’epoca, è tuttora una delle opere più importanti realizzate sulle condizioni di vita delle figure femminili negli anni Sessanta e alcuni aspetti sono più attuali di quanto si possa immaginare. Cecilia Mangini ha voluto iniziare l’intervista dicendo qualcosa ai giovani aspiranti registi e amanti di cinema presenti, e non, per filmarla. “Ho una dichiarazione da fare. Quando volevo fare cinema, sapevo di una scuola a Roma molto prestigiosa, una bella mattina, all’epoca vivevo a Firenze, ho preso il tram e sono arrivata fin là. Sono poi andata all’ufficio informazione e ho detto: ‘ditemi tutto quello che serve, qui da voi, per diventare regista’. Mi hanno guardata sbalorditi e hanno risposto: ‘no, impossibile. Le donne non possono fare regia’.

“Essere donne” di Cecilia Mangini. Storia di un boicottaggio

Il documentario Essere donne (1965), girato da Cecilia Mangini è stato all’epoca ingiustamente boicottato dagli stessi produttori e registi che facevano parte della Commissione ministeriale che decideva delle sorti dei medio e cortometraggi che accompagnavano la programmazione dei film nelle sale. Non ottenere l’appoggio degli esercenti e neppure il premio di qualità, significava negare  una vita sullo schermo al proprio film. Era un modo subdolo per censurare indirettamente quei documentari che affrontavano argomenti scomodi che il governo non desiderava far arrivare al pubblico. La documentazione conservata nell’Archivio di Cecilia Mangini e Lino Del Fra aiuta a capire le ragioni della sua ‘bocciatura’.

“Essere donne” di Cecilia Mangini e lo sguardo incessante

Dopo la prima documentazione sulle donne e l’antico rituale del pianto funebre in lingua grika del Salento in Stendalì e il film di montaggio All’armi siam fascisti diretto insieme a Lino Del Fra e Lino Miccichè, il desiderio della Mangini di denuncia è inarrestabile. Infatti Essere donne non esaudì le aspettative delle aziende che le avevano permesso di intervistare le operaie nelle loro fabbriche, né quelle di chi lo aveva commissionato. Come ha successivamente scritto la regista: “La fabbrica è un feudo privatissimo e anche un luogo incontaminato dove non sono entrati né cinema, né televisione, l’accesso è per i cinegiornali che si fermano davanti ai nastri inaugurali tagliati da sua eccellenza o da sua eminenza […]”. 

Cecilia Mangini e il Vietnam

Durante il festival Visioni Italiane è stato presentato il documentario Le Vietnam sera libre (2018) di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli, un’occasione unica per vedere il reportage realizzato dalla Mangini in Vietnam nel 1964-65. Queste fotografie, spiega Cecilia, sono state dimenticate, nascoste quasi consciamente perché i dolori si rimuovono, l’amarezza di un’occasione perduta, rinunciare a un film sul Vietnam a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti americani che costringe lei e il compagno, di strada e di vita, Lino Del Fra ad abbandonare il progetto dopo il ritorno in Italia. Le Vietnam sera libre era il titolo del soggetto, scritto anche in francese perché l’intenzione era quella di mostrare il documentario ad Hanoi; questa è una costruzione a posteriori, scaturita dal rinvenimento di due scatole di negativi e provini che non erano stati utilizzati e con gli anni dimenticati, fotografie che testimoniano l’attività della Mangini