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“Conversation avec Romy Schneider” e i segreti della principessa

Da Sissi a Pupe dell’episodio Il lavoro di Luchino Visconti in Boccaccio ’70, da Leni in Il processo di Orson Welles a Marianne in La piscina di Jacques Deray, fino a indossare nuovamente i panni dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria in Ludwig di Visconti, Romy Schneider è rimasto un volto indimenticabile per tutti gli appassionati di storia del cinema. È impossibile non conoscere almeno una delle sue molte facce, ma quello che il documentario di Patrick Jeudy vuole mostrare è la Romy che nessuno ha mai pensato. Una donna, una magnifica attrice, che una sera decide di raccontare la verità su se stessa alla giornalista femminista, tedesca come lei, Alice Schwarzer: fondatrice della rivista “Emma”.

Ancora su “Crisis” e la catastrofe europea

La cosa che più sorprende in questo primo reportage documentaristico sull’incombente catastrofe europea realizzato da Herbert Kline e Alexander Hackenschmied (fu seguito nel 1940 da Lights Out in Europe, incentrato sull’invasione della Polonia, restaurato dal MoMA e proiettato al Cinema Ritrovato nel 2018) è la lucidità e la chiarezza con le quali percepisce il pericolo imminente e gli inverosimili tentativi di Hitler di nascondere quella volontà di autoritario dominio che aveva già palesato con l’Anschluss l’anno precedente e che porterà al secondo conflitto mondiale qualche mese dopo con l’invasione della Polonia.  In fondo stava già tutto scritto nel Mein Kampf, sembrano voler dire gli autori, che producono un’opera di rara precisione e qualità non solo storica, ma anche estetica.

“Crisis”, lo sfregio della guerra nazista

Non saremo mai stanchi di appassionarci alle storie riguardanti i tentativi di preservazione della libertà e la lotta alle ramificazioni delle forze ostili che cercano di corromperla e soggiogarla. Crisis propone una fra le più tristi di queste storie, partendo dal periodo in cui la Germania di Adolf Hitler arrivò all’attuazione dell’Anschluss, procedimento che prevedeva l’annessione dell’Austria al Reich tedesco. Evento in seguito al quale la vicina Cecoslovacchia si trovò incastrata nella morsa teutonica e iniziò ad inserire nella propria società una serie di misure precauzionali in vista di una possibile invasione.

“Churchill and the Movie Mogul” tra cinema e politica

Figura tra le più fondamentali del secolo scorso, Winston Churchill è stato esaustivo narratore di se stesso in fluviali volumi autobiografici che gli hanno garantito addirittura un Nobel per la Letteratura. Infinitamente affrontato dagli storici, rievocato dai media, celebrato dagli ammiratori e per di più ancora capace di offrire nuove chiavi di lettura, angolazioni inedite per esplorare lati meno evidenti. Per esempio: l’amicizia con Alexander Korda, leggendario uomo di cinema a cui si devono, tra gli altri, film come Il terzo uomo, Il ladro di Bagdad, Marius, fondatore della British Film Academy. In Churchill and the Movie Mogul, John Fleet racconta il legame tra i due, nato negli anni Trenta – nel momento di minima popolarità dello statista – sulla base del comune interesse nei confronti del mezzo cinematografico.

“Memphis Belle” di William Wyler e la guerra da lassù

Fra la realizzazione di due dei suoi film di maggior successo – La signora Miniver (1942) e I migliori anni della nostra vita, entrambi pluripremiati agli Oscar rispettivamente con 6 e 7 statuette – il regista William Wyler si arruola nell’esercito americano diventando maggiore dell’Aviazione Militare Americana. Originario dell’Alsazia Lorena e di famiglia ebrea, Wyler non nutre dubbi sulla necessità di fermare la Germania nazista e nel ’43 viene inviato a Londra, come il collega John Ford, per documentare le azioni militari sul fronte britannico. Qui riceve l’incarico che sogna da un po’ di tempo: girare un documentario sull’equipaggio di un boeing B17 alla sua 25a missione: il Memphis Belle. Wyler prende lezioni di volo per filmare in alta quota il bombardamento aereo. Non vuole mostrare una versione stilizzata della guerra e non vuole risparmiarsi nulla

“Essere donne” di Cecilia Mangini e lo sguardo incessante

Dopo la prima documentazione sulle donne e l’antico rituale del pianto funebre in lingua grika del Salento in Stendalì e il film di montaggio All’armi siam fascisti diretto insieme a Lino Del Fra e Lino Miccichè, il desiderio della Mangini di denuncia è inarrestabile. Infatti Essere donne non esaudì le aspettative delle aziende che le avevano permesso di intervistare le operaie nelle loro fabbriche, né quelle di chi lo aveva commissionato. Come ha successivamente scritto la regista: “La fabbrica è un feudo privatissimo e anche un luogo incontaminato dove non sono entrati né cinema, né televisione, l’accesso è per i cinegiornali che si fermano davanti ai nastri inaugurali tagliati da sua eccellenza o da sua eminenza […]”. 

Mamma Italia. “La passione di Anna Magnani”

Presentato in anteprima mondiale nella sezione Cannes Classics lo scorso maggio, vedremo al Cinema Ritrovato 2019 questo commovente omaggio ad Anna Magnani, attrice romana che potrebbe essere anche un po’ il simbolo della città, una Roma vista come Lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, … e potremmo continuare fino a domani mattina.  “La verità che si cerca la Magnani la offre, perché è il suo modo di essere, il suo modo di esistere. Per me quella è la cosa più importante che lei porta sul teatro, è una nuova dimensione, una dimensione reale che non è realistica però, perché Anna Magnani lavora con un mestiere molto preciso e molto competente. Non è mai sciatto o casuale quello che fa, è sempre sostenuto da un forte istinto professionale. Lei riesce ad ottenere quel miracolo raro di professionalizzare la verità” (Franco Zeffirelli).

“King of the Movies”. Henry King e il cinema americano

Così, riscopriamo la carriera di un signore che passa dalla parabola rurale La pazienza di Davide, film della consacrazione, al fatidico mélo Stella Dallas, per poi esplorare, dopo il passaggio alla Fox, il disaster movie ante litteram ne L’incendio di Chicago, il biopic politico Wilson, le sfumature dell’avventura ne Il cigno nero e Le nevi del Chilimangiaro, il western Romantico avventuriero fino ai grandi adattamenti letterari della maturità, su tutti Il sole sorgerà ancora, trasposizione da Ernst Hemingway ricordata per la struggente performance alcolica di Errol Flynn. Attraverso l’esperienza di King, il film non solo coglie l’occasione per raccontare la politica degli studios e il divismo della golden age, ma anche per studiare lo stile del regista