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Omaggio a Giuseppe Bertolucci. Rivedere “Berlinguer ti voglio bene”

A 45 anni dalla sua uscita e a 10 dalla morte di Giuseppe Bertolucci, ritorniamo su un grande film italiano. Più citato che veramente visto, Berlinguer ti voglio bene va analizzato alla luce degli anni passati dal 1977. Odiato dalla censura democristiana al punto che per anni cercarono di impedirne la proiezione nei cinema, la pellicola ancora oggi trova qua e là denigrazione, viene spesso bistrattata, ridotta a semplice atto provocatorio fine a se stesso. In realtà racconta molto più di un contadino comunista che vomita imprecazioni in aperta campagna.

La cinefilia ritrovata di Bernardo Bertolucci

È vero, come dice il gemello diverso Marco Bellocchio, che la morte di Bernardo Bertolucci è un po’ quella di una generazione che sta scomparendo, “il finale di partita di una vita che è stata, quasi per tutti, insieme commedia, dramma, tragedia e farsa”. In fondo, alla fine di questo lungo viaggio, dovremmo tornare all’origine, alle radici di un regista potente, influente, ammirato che si è sempre sentito totalmente figlio – come un po’ si percepisce in Io e te, la chiusura di un cerchio – dentro un incantesimo familiare quasi mai ravvisabile nelle sue storie. Viene, allora, in mente quello splendido ritratto con il papà Attilio e la mamma Ninetta seduti sul divano e i fratelli Bernardo e Giuseppe in piedi dietro di loro: nella tristezza dell’addio, è un’immagine che ci dà un po’ di pace.

Angelo Novi e l’inconscio fotografico dei film

Novi è uno dei tanti protagonisti che ha reso possibile, immortalandolo nel suo originalissimo fotoromanzo, “l’edificazione del Grande Sogno Collettivo” del Cinema, svelandone la realtà fatta di “tecnici, macchinisti, elettricisti, sarte e carpentieri”, e ovviamente attori, tutti sotto la direzione del regista; professioni differenti  che trovano nella comune artigianalità del mestiere affinità con “i muratori, i marmisti e i manovali, che nel Medioevo costruivano le Cattedrali”. Lui che “è l’unico altro ‘autore’ presente sul set, oltre al regista, nel senso che è l’unica altra figura della troupe a godere di una autonomia e di una sovranità creativa illimitate” (Giuseppe Bertolucci).

Un ritratto multiforme, “Evviva Giuseppe”

Un film sulla vita e i tanti talenti di Giuseppe Bertolucci (scomparso nel 2012, regista di cinema, teatro e televisione, scrittore, poeta, presidente della Cineteca di Bologna per più di dieci anni) raccontato attraverso le voci del padre Attilio e delfratello Bernardo, le testimonianze di amici e colleghi come Roberto Benigni (autore di un monologo inedito), Lidia Ravera, Mimmo Rafele, Marco Tullio Giordana, Nanni Moretti, i ricordi di alcune tra le sue attrici predilette: Stefania Sandrelli, Laura Morante e Sonia Bergamasco. 

Omaggio a Giuseppe Bertolucci: rivedere “Tuttobenigni”

Tuttobenigni è noto anche come Tuttobenigni dal vivo o Tuttobenigni 1983, l’ultimo atto del sodalizio artistico tra Roberto Benigni e Giuseppe Bertolucci. I due collaboreranno ancora per la sceneggiatura di Non ci resta che piangere e il soggetto de Il piccolo diavolo, ma di lì a poco Benigni, proprio grazie a Bertolucci, conoscerà Vincenzo Cerami e inizierà una nuova fase della sua carriera, da molti considerata la più matura (da Johnny Stecchino passando per Il mostro fino a toccare l’apice con La vita è bella).