Archivio

filter_list Filtra l’archivio per:
label_outline Categorie
insert_invitation Anno
whatshot Argomenti
person Autore
remove_red_eye Visualizza come:
list Lista
view_module Anteprima

“La quercia dei giganti” al Cinema Ritrovato 2020

L’interesse di La quercia dei giganti (1948) di George Marshall, pomposo melodramma sulla guerra di secessione statunitense nato sulla scia di Via col vento, non si trova tanto negli aspetti più romantici e avventurosi della trama, né nella magniloquenza delle scene di battaglia o nella lucentezza del technicolor. L’interesse maggiore del film di George Marshall è, per così dire, storiografico: un conflitto tra “individualismo” come sinonimo di potenti valori originari e “ordine” castrante che, d’altronde, potrebbe trovare una propria metafora nella stessa guerra civile e nella sua genesi, e che è inevitabilmente legato al mito della conquista della frontiera e della wilderness, immediatamente richiamate all’inizio dalla targa posta alle radici della quercia che danno il titolo al film.  

“Il gabinetto delle figure di cera” al Cinema Ritrovato 2020

Il gabinetto delle figure di cera di Paul Leni merita di essere scoperto o riscoperto come una tappa significativa dell’espressionismo. Un’inquietudine, che lascia solo qualche indizio nell’episodio orientale e che gradualmente e inesorabilmente si radica nello spettatore. Le tre vicende – sarebbero dovute essere quattro, ma problemi di budget impedirono la realizzazione dell’episodio ambientato in Italia col mago Rinaldo Rinaldini protagonista – nascono nella mente di un giovane poeta il quale, trovando lavoro in una fiera, immagina le vicende dei tre personaggi immortalati in statue di cera. 

“Tonkatsu Taisho” di Yuzo Kawashima al Cinema Ritrovato 2020

Il prolifico – poco meno di cinquanta film realizzati in 19 anni, dal 1944 al 1963 – Yuzo Kawashima è poco conosciuto al di fuori della madre patria. Si può pensare che il motivo possa essere la convivenza temporale con autori del calibro di Ozu, Kurosawa e Mizoguchi, inevitabilmente dominanti nella memoria storica. Che una sua riscoperta anche al di fuori dei confini del paese del Sol Levante sia però opportuna e interessante lo si percepisce già guardando il film inaugurale della sezione “Yuzo Kawashima – L’anello mancante”, Tonkatsu Taisho (1952) (Our Chief, Our Doctor è il titolo inglese), un melodramma sociale dalla buccia distaccata e romantica e dalla polpa dolorosa e problematica ambientato nelle contraddizioni, nelle differenze e nelle rivendicazioni del Giappone del secondo dopoguerra. 

Un film di fantasmi. “Street Angel” di Frank Borzage e la dimensione spirituale

Street Angel pare avere una concezione dei sentimenti e della felicità, per così dire, fatalista a livello strettamente terreno, dove pare inevitabile scontare la propria condizione di partenza più che i propri errori, e che trova il proprio compimento ad un livello più spirituale e metafisico. Non anticipiamo, per evitare i lamenti delle vestali dello spoiler, qual è la soluzione narrativa che permette di evitare la tragedia finale aprendo le porte al lieto fine e alla definitiva redenzione, dei singoli e della coppia; basta accennare che c’entra un quadro dalla tematica religiosa che ha avuto un ruolo decisivo nella storia del rapporto.

Ironia, satira e libertà narrativa nel cinema della Trizona

Da un lato, Greta Garbo, Joseph Stalin, Charlie Chaplin, Benito Mussolini, il kaiser Guglielmo II, Buster Keaton, Marlene Dietrich, i fratelli Wright, Franklin Delano Roosevelt, Harold Lloyd e, naturalmente, Adolf Hitler. Dall’altro, i personaggi di un film ambientato in “Cinesia” iniziano una battaglia a colpi di sedie che subito coinvolge gli spettatori, in un crescendo apocalittico degno delle più furiose “battaglie del secolo” combattute con le armi delle torte in faccia nella migliore tradizione della slapstick. I primi sono solo alcuni dei personaggi celebri e, nel bene come nel male, iconici che appaiono in Herrliche zeiten (1949) di Gūnter Neumann e Erik Ode, mentre la seconda è una delle sequenze più significative e vivaci di Der Große Mandarin (1949) di Karl Heinz Stroux; cioè, i due film più bizzarri e folli presentati nella sezione dedicata al cinema della Trizona. 

Il cinema della Trizona e i campi di concentramento

Gli elementi più potenti e sconvolgenti di Di toit milen (I mulini della morte) di Hanuŝ Berger, cortometraggio “educativo” del 1946 che fu tra i primi lavori tedeschi a entrare nei campi di concentramento e guardare in faccia i risultati dell’Olocausto, non sono i cadaveri ammassati, i corpi scheletrici, le fosse comuni o i bambini vittime delle sperimentazioni scientifiche. Non che queste evidenze dell’orrore, ovviamente, lascino indifferenti, ma ciò che più colpisce e turba oggi sono i volti dei cittadini tedeschi. Il film infatti, dopo aver rappresentato ciò che era accaduto tra quelle mura, rafforzando la durezza delle immagini esplicite con una voce narrante altrettanto dura, accusatoria e precisa, racconta il momento in cui le forze alleate decisero di portare i cittadini di Weimar in visita al vicino campo di concentramento di Buchenwald.

Virtuosismi e mobilità in “Surrender” e “The Sea Wolf”

La seconda parte della retrospettiva, iniziata lo scorso anno, dedicata dal Cinema Ritrovato ai film prodotti della Fox Corporation a cavallo tra gli anni Venti e i primissimi anni Trenta offre una selezione di film variegata. Offre anche la possibilità di approfondire quella manciata di anni in cui nelle Major statunitensi il cinema classico si stava riformando a livello stilistico, linguistico e visivo. È il periodo in cui il cinema statunitense si stava adattando al sonoro, rimanendo, per così dire, bloccato dall’esigenza della parola e, di conseguenza, da un impianto inevitabilmente teatrale e da una generale staticità. Sono gli anni, quelli a cavallo tra i due decenni, in cui la grammatica classica imponeva le sue regole nella maniera più ferrea, bloccando le cineprese alle esigenze dell’invisibilità. 

Il cinema della Trizona e la forma della commedia

La sezione dedicata al cinema della Trizona ( appunto, la parte occidentale del paese che tra il 1945 e il 1949 era sotto il controllo statunitense, francese e inglese, e che sarebbe poi nel 1949 diventata la Repubblica Federale Tedesca ) dà in qualche modo l’idea che anche il cinema proponesse strade inedite, che fosse in qualche modo anche lui alla ricerca di un nuovo modo di essere, sperimentando forme e approcci e risultando quindi variegato, vitale e moderno. Guardando certi film selezionati, sorge anche l’idea che questo cinema – tenendo ovviamente conto della varietà che racconteremo in questi giorni – non accogliesse e fotografasse passivamente la realtà cupa del paese e del limbo che stava attraversando, preferendo “aggredirla” e rielaborarla.

“The Mad Game” di Irving Cummings al Cinema Ritrovato 2018

Nella carriera di Spencer Tracy è celebre la “finta morte” del protagonista di Furia (1936), uno dei capolavori di Fritz Lang, dove il giovane operaio interpretato dal divo ordiva la sua vendetta nei confronti della folla inferocita che aveva cercato di linciarlo, all’apparenza riuscendoci, dopo averlo accusato della scomparsa di una bambina. Il film di Lang non è però la prima occasione in cui l’attore interpreta un personaggio considerato morto e che, manovrando da questa posizione paradossalmente ideale, tira le fila della vendetta; era infatti già capitato nel 1933 nel duro The Mad Game di Irving Cummings, visto nella sezione “Riscoperte della Fox Corporation” delle XXXII edizione del Cinema Ritrovato, dove è risultato uno dei film più efficaci della selezione dedicata al cinema statunitense dei primissimi anni Trenta.

“Now I’ll Tell” con Spencer Tracy al Cinema Ritrovato 2018

Nel corso della scorsa edizione del Cinema Ritrovato abbiamo potuto vedere Spencer Tracy nel ruolo di un magnate delle ferrovie in Potenza e gloria (1933) di William K. Howard, film che raccontava, con più di un punto in comune con Orson Welles e il suo Citizen Kane, l’ascesa vertiginosa e la caduta rovinosa del “selfmade man” protagonista. Quest’anno nella sezione dedicata alle riscoperte della Fox Corporation ritroviamo Tracy in un ruolo molto simile. In Now i’ll tell (1934), unica regia dello sceneggiatore Edwin J Burke, l’attore interpreta infatti un boss del gioco d’azzardo ispirato a Arnold Rothstein, celebre malavitoso newyorkese specializzato appunto nelle scommesse e nel controllo del gioco e delle bische clandestine, morto in circostanze misteriose nel 1928 quando il suo potere iniziava a mostrare le prime crepe; una figura in qualche modo “mitologica” che ispirò anche Francis Scott Fitzgerald per il personaggio di Meyer Wolfsheim ne Il grande Gatsby.

“Women of All Nations” di Raoul Walsh al Cinema Ritrovato 2018

Women of All Nations inizia come film di guerra con una sontuosa e potente ricostruzione di una battaglia in trincea. La guerra combattuta sul campo di battaglia, i cui effetti tragici torneranno in una paio di momenti dando al film un sottofondo di cupezza, diventa subito un conflitto combattuto in spazi quotidiani, privati e intimi, non lontani da quelli coevi di molte commedie sofisticate. Walsh però, pur con numerose battute riuscite, preferisce al dominio della parola una comicità fisica, che molto deve alla slapstick e al vaudeville che ne era a monte – la sequenza della scimmia nei pantaloni e in generale tutti i momenti in cui è presente il lunare soldato interpretato da El Brendel- e che lancia qualche segnale della follia screwball che stava esplodendo.

“Bachelor’s Affairs” tra illusione e resa dei conti

Bachelor’s affairs (1932) di Alfred L.Werker, tratto dalla commedia Precious di James Forbes andata in scena con grande successo nei teatri di Broadway nel 1929, è un esempio abbastanza classico e, per così dire, “medio“ di commedia sofisticata, dominata dalla parola e realizzata prima che la follia screwball prendesse il sopravvento arricchendo i migliori esempi del filone di una carica di irriverente follia capace di destabilizzare e capovolgere le realtà sociali di partenza. Nella vicenda di un ricco e bon vivant playboy avanti con gli anni che si invaghisce di un’avvenente quanto sciocca giovane ragazza di provincia finendo per sposarla, con i conseguenti e inevitabili problemi causati dalla differenza anagrafica, troviamo quindi le caratteristiche principali della commedia statunitense dei primissimi anni del sonoro

Cinema Ritrovato 2017: “Becoming Cary Grant”

“Because i just went gay all of a sudden!”, urla lo sventurato paleontologo interpretato da Cary Grant in Susanna di Howard Hawks quando viene trovato vestito con una vestaglia da donna dalla ricca zia di Susan. Momento decisivo del film perché rende evidente lo stravolgimento della vita, dell’autopercezione e in qualche modo dell’identità dello sventurato protagonista, travolto dalla tempesta portata da Susan. La celeberrima sequenza non poteva mancare in Becoming Cary Grant di Mark Kidel, documentario dedicato ad uno dei divi più emblematici della storia del cinema statunitense.

Cinema Ritrovato 2017: “Ladies Must Love”

Ladies Must Love di Ewald André Dupont è una sophisticated comedy in cui lo spettatore trova molti degli elementi che si aspetta: la brillantezza dei dialoghi, l’eleganza e la raffinatezza degli ambienti fisici e sociali, le schermaglie e gli equivoci amorosi, la malizia di riferimenti e rimandi e un’atmosfera di vacuità e frivolezza continuamente però minata da dettagli che danno l’idea di una certa precarietà e il sospetto che sia più apparenza che sostanza.

Cinema Ritrovato 2017: “La traversata del terrore”

Dopo il fiume lungo il quale è ambientata la malinconica commedia Unter den Brücken (1946), è ancora l’acqua a fare da sfondo al thriller da camera (anzi, da barca) La traversata del terrore, realizzato nel 1950. Se nel primo caso il contesto storico politico riecheggiava in maniera indiretta nell’atmosfera malinconica di fondo della vicenda sentimentale, qui il presente del paese viene affrontato da Helmut Käutner di petto, senza pietà.

Cinema Ritrovato 2017: “Unter den Brücken”

Questa edizione del Cinema Ritrovato è stata inaugurata dalla proiezione in Piazza Maggiore de L’Atalante di Jean Vigo.  Ritroviamo l’ambientazione su una chiatta, il viaggio lungo un fiume e una storia d’amore anche in Unter den Brücken di Helmut Käutner, realizzato nel 1946.

Cinema Ritrovato 2017: “Gai Dimanche”

Gai Dimanche, cortometraggio del 1935 presentato nella sezione “Una Domenica a Bologna”, è la terza apparizione cinematografica dell’allora ventottenne Jacques Tatì. Venne scritto e interpretato dal futuro autore di Mon Uncle in coppia con il celebre clown Rhum (al secolo Enrico Sprocani). I due amici immaginarono il soggetto del film, la cui regia viene affidata a Jacques Berr, ricordando gli anni trascorsi vivendo d’espedienti.