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“Mur” e la denuncia senza grida

Mur è un film che ha la forza di denunciare senza il bisogno di gridare, le immagini sono chiare e non servono troppe chiarificazioni. Così la camera scorre sui militari disposti al confine, sulle tecnologie repressive tra droni e telecamere termiche e si resta impressionati di fronte all’enorme dispendio economico predisposto dal governo per un compito così irrazionale e disumano. La regista sceglie di non aggiungere parole, basta vedere per capire.

Nella biblioteca di Antonio Faeti per “Continuare il racconto”

In uno dei passaggi più belli di questo film che si vorrebbe infinito come la biblioteca che ne è protagonista, Antonio Faeti racconta di aver visto I 400 colpi nella sua prima settimana da insegnante delle elementari: una visione che anticipa quello che osserverà nei suoi anni di scuola e che diventa simbolo di un modo di intendere la sua professione, con il senso di indeterminatezza finale su quelle note che Faeti ricorda ancora e che si mette a canticchiare davanti alla macchina da presa.

“Una claustrocinefilia” e l’amore (per il cinema) ai tempi del Covid

L’opera prima del critico Alessandro Aniballi si presenta come una stratificazione sinergica di diversi contenuti e approcci, decodificabile nelle sue singole componenti solo a costo di snaturarne l’organicità e l’efficacia espressiva. Una claustrocinefilia è certamente un documentario metacritico finemente strutturato, ma prima di tutto una sofferta storia d’amore a senso unico, fatta di disillusione e abbandono quanto di dipendenza e affiatamento, verso quell’oscuro oggetto del desiderio che è il cinema.

Decostruzione dell’uomo violento: “Il popolo delle donne” e “Io e il Secco”

Il tema della violenza di genere appare a più riprese nella rassegna di Visioni Italiane. Tra i vari titoli spiccano, per sensibilità e scelte registiche, Il popolo delle donne (Yuri Ancarani, 2023) e Io e il Secco (Gianluca Santoni, 2023), lungometraggi presenti in programma come eventi speciali. Sono entrambi film che meritano plauso per il trattamento del tema: la regia e le scelte di sceneggiatura lasciano spazio alla mente di comprende e al cuore di sobbalzare di fronte una realtà spaventosa.

“Misericordia” elogio della miseria

Dopo Le sorelle Macaluso del 2020 Emma Dante torna dietro la cinepresa, riportando su schermo una sua pièce teatrale. Da quella casa angusta del palermitano in cui vivevano le quattro sorelle, la regista apre il suo sguardo mantenendo però quella sensazione di claustrofobia che contraddistingueva l’opera precedente. Infatti le inquadrature sono studiate per togliere spazio al cielo, tendendo sempre verso il basso, verso le profondità del mare dalle quali le protagoniste non riusciranno mai a risalire.

“Ovosodo” e il ritorno del cult spensierato

Il successo di pubblico e critica quanto i riconoscimenti nazionali e internazionali parlano chiaro sulla popolarità di Ovosodo. Il terzo lungometraggio diretto interamente da Paolo Virzì si è guadagnato il titolo di film di culto anche perché invecchiato molto bene, sia dal punto di vista tecnico che per la persistente attualità del suo messaggio. In questa commedia generazionale e di (de)formazione si trovano già in nuce i temi e la cifra stilistica del Virzì che sarà.