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Ferreri nostro contemporaneo: su “La donna scimmia”

Non si può rimanere indifferenti davanti alla visione de La donna scimmia di Marco Ferreri, riproposto dalla Cineteca di Bologna tra i restaurati della 74esima edizione del Festival di Venezia. Ma perché un film simile, realizzato ormai più di cinquant’anni fa, mantiene una così grande forza abrasiva? La risposta sta nel truffatore incarnato dalla maschera sorniona di Ugo Tognazzi: riusciamo ancora a meravigliarci e rabbrividire davanti alle gesta di Antonio Focaccia perché riconosciamo in lui un nostro contemporaneo.

Insolenza e fragilità: “Cerny Petr” di Milos Forman

Nella selezione della ventiduesima edizione del Festival di Locarno, spiccavano Jean-Luc Godard, con l’adattamento de Il Disprezzo di Moravia, e Michelangelo Antonioni, reduce dall’ultimo capitolo della trilogia dell’incomunicabilità.  A scapito dei due contendenti, ad assicurarsi il Pardo d’Oro fu invece Cerny Petr dell’esordiente Milos Forman, una commedia capace di spostare l’attenzione dei cinefili sul nuovo cinema cecoslovacco.

Venezia Classici 2017: “Novecento”

Enorme riflessione sulla Storia, Novecento è un film torrenziale sotto ogni aspetto, a partire dalla mole del girato. Inizialmente concepito da Bertolucci come un colosso da 310 minuti, la pellicola venne inizialmente ridotta a sole quattro ore per volontà del produttore Alberto Grimaldi, e proiettata con scarso successo negli Stati Uniti. In Italia, il film fu distribuito in due capitoli sinchè, nel 1991, l’autore riuscì a portare nelle sale il montaggio originale.

Venezia Classici 2017: “Tutto in una notte”

Quando Tutto in una notte arriva nelle sale, il nome di Landis brilla alto nello show system hollywoodiano: nonostante l’incidente avvenuto sul set di Ai confini della realtà, gli ultimi film del regista erano stati accolti caldamente dalle platee, come testimoniato dai generossissimi incassi di Una poltrona per due. Eppure, l’action comedy del 1985 godette di scarso successo presso pubblico e critica, segnando il primo flop di una lunga carriera. 

Venezia Classici 2017: “The Old Dark House”

In una notte buia e tempestosa, tre viaggiatori si smarriscono nelle campagne del Galles. Impossibilitati a proseguire il percorso a causa di una frana, cercano rifugio in una casa sperduta, che pare nascondere più di un inquietante segreto. The Old Dark House, pellicola di James Whale tratta da Benighted, racconto di John Boynton Priestley, sa sorprendere con un cambio di registro inaspettato: da un incipit pieno di suggestioni cupe ed inquietanti, Whale ricava una commedia in cui la componente orrorifica viene continuamente adombrata dalle risate.

Cinema Ritrovato 2017: “Donne in amore”

Considerato la prima grande opera di Russell, precedentemente conosciuto soprattutto grazie a documentari realizzati per la BBC, Donne in amore costituisce una gradevole riflessione sul sentimento più venerato e vituperato della società occidentale. Ai continui tentativi di definire e vivere l’amore fa eco una progressiva rarefazione del concetto, che risulta sempre più fantasmatico man mano che Rupert tenta, nei suoi monologhi estrosi, di tratteggiarne la silhouette.

Cinema Ritrovato 2017: “Little Man, What Now”

Borzage sposta la sua tipica coppia di innamorati nella Repubblica di Weimar per Little Man What Now, prima pellicola del regista al soldo della Universal. Hans e la moglie Emma, amorevolmente soprannominata Lammchen, vivono la loro storia d’amore sull’orlo della povertà. Quando Hans sceglie di licenziarsi, la coppia si sposta a Berlino, dove deve lottare per costruirsi un futuro in vista della nascita del primo figlio.

Cinema Ritrovato 2017: Algeria, ferita aperta

A due anni dalla sua conclusione, la guerra in Algeria è per la Francia una ferita ancora aperta. Il fantasma del conflitto si agitava in un buon numero di opere del periodo, tra cui spiccano Il piccolo soldato di Godard e Muriel, il tempo di un ritorno di Resnais. Anche Il ribelle di Algeri di Cavalier proietta su schermo una scheggia del dramma francese, stemperando il trauma degli accordi di Evian con una spolverata abbondante di melodramma.

Cinema Ritrovato 2017: “A mosca cieca”

Tra gli innumerevoli meriti del Cinema Ritrovato spicca l’attenzione dedicata alle pellicole scomparse che, attraverso il restauro, possono tornare a respirare l’aria delle sale a cui erano state sottratte. Vittoria di questa amorevole archeologia è il recupero di A Mosca Cieca di Romano Scavolini, film del 1966 che innumerevoli problemi con la censura italiana avevano condannato all’oblio.

Cinema Ritrovato 2017: “Zabità Nedele”

La trentunesima edizione del Cinema Ritrovato inaugura una selezione di pellicole dedicate al giorno del riposo per eccellenza, la domenica. Curata da Alexander Payne e Neil McGlone, collaboratore del compianto Peter von Bagh, la rassegna propone film provenienti da tutte le parti del mondo, uniti dal filo conduttore dell’ambientazione festiva. La seconda proiezione affianca un cortometraggio del francese Jacques Berr ad una delle opere più sfortunate della nòva vlna cecoslovacca, mescolando commedia e dramma esistenzialista.

Biografilm 2017: “Nothingwood”

La più grande forza della narrazione audiovisiva è la facilità con cui riesce diffondersi, attecchendo anche nei contesti più avversi alla produzione culturale. Persino in una terra come l’Afghanistan, da anni lacerata dalla guerra civile, la settima arte ha saputo ritagliarsi uno spazio grazie alla figura di Salim Shaheen, ex miliziano dell’esercito divenuto una vera e propria star, con alle spalle più di un centinaio di pellicole come attore e regista.

Biografilm 2017: “Lovemilla”

Lovemilla, adattamento per il grande schermo di una web serie con tre stagioni alle spalle, segna l’esordio del norvegese Teemu Nikki fuori dai confini nazionali. Milla e Aimo lavorano in un fast food, cercando di risparmiare abbastanza da acquistare una casa. L’insicurezza di Aimo, muscoli da bodybuilder ma poca autostima, lo spinge però ad investire i soldi della coppia in costosi arti meccanici, capaci di garantirgli una forza sovrumana. Davanti alla prospettiva di perdere Milla dopo l’ennesimo litigio, il ragazzo decide di farsi innestare un cuore metallico, nella speranza di sfuggire definitivamente ai sentimenti umani.

Biografilm 2017: “To Stay Alive: A Method”

Celebrazione della stima reciproca che lega due imponenti figure della cultura contemporanea, il film affianca James Newell Ostemberg Jr, in arte Iggy Pop, a Michel Houellebecq, mettendo in scena una riflessione sul rapporto tra poesia, sofferenza e sanità mentale. Erik Lieshout, accompagnato da Arno Hagers e Reinier Van Brummelen, operatore macchina di Peter Greenway, firma la sua seconda opera incentrata sullo scrittore francese.

“Alien: Covenant”, intrattenimento old school o boiata pazzesca?

Update! Viste le reazioni contrastanti e appassionate che Alien: Covenant sta suscitando, abbiamo allargato l’apporofondimento critico a un confronto a due. Leggiamo dunque la sfida tra Gregorio Zanacchi Nuti e Francesco Cacciatore, che disputano intorno alla bontà del film.

Future Film Festival 2017: “The Dragon Dentist”

Prodotto da Hideaki Anno, regista del fortunatissimo Neon Genesis Evangelion, e curato da una squadra di veterani tra cui spicca Yōji Enokido, sceneggiatore di FLCL e Sailor Moon, The Dragon Dentist narra la storia di Nonoko, giovane impegnata a salvaguardare l’igiene orale di un drago. La bocca dell’enorme creatura, forza cruciale per gli equilibri di una guerra in corso, è continuamente minacciata da carie bellicose, generate dalle anime dei morti. La routine della ragazza viene sconvolta dall’arrivo di Bell, ufficiale dell’esercito nemico riportato in vita dal drago secondo un disegno imperscrutabile.

Future Film Festival 2017: “Liza, the Fox Fairy”

Prosegue al Lumière il Future Film festival 2017. Con opere da tutto il mondo. Che cosa accomuna Ungheria e Giappone? Károly Ujj Mészáros risponde all’interrogativo con una commedia nera dal tocco allucinato, vincitrice del Grand Prize al Fantasporto Film Festival del 2015.

“Taipei Story” e il nuovo cinema taiwanese

Il nuovo cinema taiwanese, germogliato durante gli anni ’80, oppone alle pellicole d’intrattenimento importate da Hong Kong uno sguardo rigoroso alla quotidianità e alla società contemporanea. Taipei Story di Edward Yang si pone in questa tradizione, fotografia di una città silenziosamente lacerata tra passato e presente. Opera capace di cristallizzare la grande crisi identitaria attraversata da Taiwan, il secondo film di Yang incornicia un panorama orientale negli stilemi dello sguardo europeo, consegnandoci un’opera affascinante.

Godot e la Pontiac. Le radici di “Strada a doppia corsia” di Monte Hellman

Nel gregge di registi cresciuti sotto lo sguardo di Roger Corman negli anni Sessanta, Hellman ha maturato uno stile decisamente più ostico che, complici alcuni passi falsi nella scelta dei soggetti, lo ha lentamente trascinato lontano dalle scene. La sua poetica, non di rado accostata a Michelangelo Antonioni, si distingue per l’uso di ellissi, lunghi silenzi e, nelle pellicole più riuscite, un senso di vuoto che avvolge l’intera narrazione, spingendo molta critica a definirlo portavoce di un “esistenzialismo americano”. Chi si affanna a scavare alla ricerca della filosofia di Albert Camus o Jean-Paul Sartre è però fuori strada: alle radici delle opere del cineasta c’è una formazione teatrale, caratterizzata dal nume tutelare di Samuel Beckett.