Patricio Guzmán, “La memoria dell’acqua” e altre storie
“Cavalo Dinheiro”: la nostra recensione
Se il cinema di Costa può lasciare perplessi e persino un po’ intimiditi per il rigore quasi ascetico della messa in scena, la rarefazione dei tempi e lo scardinamento della narrazione tradizionale, proprio la visione dei suoi lavori precedenti può aiutare a penetrarne la complessità e la ricchezza: Cavalo Dinheiro, infatti, si pone idealmente a conclusione della “trilogia capoverdiana” di Costa, avviata con Ossos (1997) e poi proseguita con Juventude em marcha (2006). Il film esplora infatti la realtà degli immigrati capoverdiani a Lisbona, e la loro difficile condizione di vita nel quartiere malfamato di Fontainhas.
Pedro Costa e “Cavalo Dinheiro”
La ricerca del proprio posto nel mondo: “Mistress America”
Saga capoverdiana: il cinema di Pedro Costa
Per un cinema modale: “Ascensore per il patibolo”
Epiloghi a confronto: “Journal d’une femme de chambre”
Scavare un fossato contro la mafia: “Terre di musica”
Poesia tra suono e silenzio: “Antonia”
“Ascensore per il patibolo” e la critica
Ci siamo. Dopo lunga attesa, ecco il ritorno in prima visione di Ascensore per il patibolo di Louis Malle con Jeanne Moreau. Il contesto è sempre quello di “Cinema Ritrovato. Al cinema”, che da oggi permette una ampia distribuzione del film. Per quanto ci riguarda, dedicheremo più di un post a questo capolavoro restaurato, in cui si inseguono le forme di un nuovo cinema e le emozioni di un inedito approccio al rapporto tra film, musica, narrazione. Cominciamo oggi estraendo alcune reazioni critiche d’epoca (e non solo), che accompagnano la riedizione del lungometraggio.
Sinfonie e visioni: Morricone/Leone
Buone (e cattive) vibrazioni: “Love and Mercy”
Il dono del suono e della visione: “L’ultima tentazione di Cristo”
L’inferno sotto la superficie: “Land of Mine”
Rock Around the Cross: “Jesus Christ Superstar”
Conversazione sulla critica videoludica
“Truth – Il prezzo della verità”
Dan Rather, storico volto della CBS News, e Mary Mapes, produttrice del programma televisivo 60 Minutes, sono i pezzi da novanta del giornalismo televisivo americano. Nel 2004 realizzano un servizio in cui si dimostra come il presidente George W. Bush non abbia prestato servizio nella Texas Air National Guard durante la guerra in Vietnam. Lo scoop, tuttavia, gli si ritorce contro e i due giornalisti assistono inermi al tracollo della loro vita professionale e privata.