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Speciale Barbie II – Tra dress code e valore politico
Un’opera che fa ridere tutti, riflettere alcuni e soprattutto sbeffeggia quelli che in questo branded movie riconoscono solo una mossa per guadagnare sulla lotta per i diritti e non quello che Barbie di fatto è: un lavoro che ci insegna a non prenderci troppo sul serio – perfino quando sui corpi delle donne e delle minoranze di genere si fanno delle guerre, quando non si può girare serenamente per strada, quando non viene riconosciuto il valore del proprio lavoro e quando già solo esistere si trasforma in un atto politico.
“Inland Empire” nel vortice della follia
Inland Empire è il primo film di Lynch girato completamente in digitale. Come spiegato da Mary Sweeney, qui produttrice oltre che sceneggiatrice, l’opera è stata realizzata con telecamere digitali a bassa risoluzione per sottolinearne la vena artigianale. La colonna sonora è stata realizzata in buona parte dallo stesso Lynch, sviluppando sonorità artificiose in cui la voce umana, fortemente alterata, viene utilizzata a sua volta come strumento. Il restauro in 4K, realizzato da Criterion Collection sotto la guida dello stesso Lynch, e il remaster sonoro restituiscono in maniera ancora più evidente la natura “amatoriale” del prodotto audiovisivo.
Episodi di noia in Visconti e Antonioni
L’episodio Anna da Siamo donne, quello francese dei Vinti e Il lavoro da Boccaccio ’70 sono accumunati dal tema della noia. I protagonisti sono guidati, nel loro agire, dalla ricerca di una distrazione. Altro aspetto che accomuna le tre opere è il fatto che tutte sono ispirate a fatti realmente accaduti, pur romanzati per esigenze cinematografiche. Alla sceneggiatura di questi film, inoltre, ha sempre collaborato Suso Cecchi d’Amico.
Sul volto della Magnani la speranza e la disillusione nell’Italia del dopoguerra
Anna Magnani era e sarà sempre Bellissima. Il film diretto da Luchino Visconti sembra esserle cucito addosso. Un ritaglio di vita che supera i canoni del neorealismo, quelli che obbligavano la cinepresa e il pubblico a spiare da una porta accostata l’esistenza altrui; la sceneggiatura a sei mani (Suso Cecchi d’Amico e Francesco Rosi oltre allo stesso Luchino Visconti) dà modo a una protagonista femminile di conquistarsi per intero lo spazio scenico, esaltando non tanto la figura materna, quanto la persona che si cela dietro il ruolo di madre.
“Roma città aperta” sinonimo di purezza cinematografica
Il film diretto da Roberto Rossellini rende la capitale, distrutta dalle bombe, sfiancata dalla mancanza di viveri, un’eroina. Non è un film sul coraggio dei partigiani, ma sulla resistenza (quella scritta con la erre minuscola) della gente contro le avversità: c’è chi lotta, chi si arrende, chi è altruista e chi egoista; Roma città aperta, in un’ottica contemporanea, porta in scena tanto il dramma della Seconda Guerra Mondiale e dell’occupazione quanto gli struggimenti emotivi della vita quotidiana.
Bologna e Molise in doc al Biografilm 2023
This Is Bologna di Lucio Apolito e Alvise Renzini narra i luoghi del capoluogo emiliano che sono destinati a sparire. Negozi di barbieri, cinema a luci rosse e locali di musica punk, consapevoli del fato avverso, tentano comunque di sopravvivere mentre la città cambia intorno a loro. Anche il Molise, quella piccola regione di cui molti mettono da sempre in dubbio l’esistenza, manifesta con forza il suo essere reale – e soprattutto vivo. Luigi Grispello, come i colleghi bolognesi, nel documentario Molise tropico felice presenta al pubblico quei paesini che ai nostri occhi non hanno futuro, ma che, per chi li vive, sono semplicemente immortali.
Il cinema favoloso di Roberta Torre
Vivere la vita secondo le proprie regole e proteggere la propria libertà sono temi che riaffiorano in tutta la filmografia della regista milanese; i titoli si sviluppano nell’universo sognante che il suo stile cinematografico crea: la sua regia alimenta la sospensione dell’incredulità, i suoi film sono illusioni infrangibili. Nel cinema di Roberta Torre si riconosce un’atmosfera fiabesca per quanto riguarda la messa in scena e la caratterizzazione dei personaggi: elementi fantasiosi, personalità sui generis, ambientazioni tanto vere quanto surreali e racconti che si sviluppano sul labile confine tra realtà e finzione.
“Come eravamo” 50 anni fa
Nonostante il lungometraggio di Pollack sia così perfettamente calato nel suo tempo e proponga evidenti e precisi riferimenti storici, l’amore che viene portato in scena trascende la periodizzazione dell’opera e commuove anche lo spettatore contemporaneo. Come eravamo è un chiaro esempio di perfetto equilibrio registico tra una recitazione drammatica e divistica – comunque capace di trasmettere con sincerità le emozioni – una sceneggiatura non eccessivamente patetica
“Babylon” speciale II – Il desiderio dell’eccesso
Babylon non è un film perfetto e da Chazelle, dati i gloriosi precedenti, si pretende una maggiore precisione nella realizzazione dei piani sequenza o nell’impalcatura di una sceneggiatura in questo caso carica di elementi narrativi non chiari. Al contempo, però, è un film che non lascia indifferenti; sorpresa, sdegno, incanto o puro e semplice mal di testa generato dal ritmo chiassoso delle scene, sono tutte reazioni che fanno riflettere.
“Forever Young” tra ingenuità e intensità
Bruni Tedeschi, insieme a Noémie Lvovky e Agnès de Sacy, scrive una storia sull’ingenuità e intensità del romanticismo giovanile, che travalica i confini della coppia e si riversa sul mondo che circonda questi studenti sfociando nello stravolgimento dell’io. La Tereszkiewic è quindi “folle d’amore” nel suo rapporto con Sofiane Bennacer, qui nel ruolo di Étienne (nel tentativo di non idealizzare la relazione fra i due, perché la co-dipendenza sentimentale non può essere vissuta con lo spirito “noi contro il mondo”).