“The Hateful Eight”: letture critiche (seconda parte)
Uscito ufficialmente nelle sale italiane quattro giorni fa (ma al cinema Lumière è possibile visionarlo nella speciale proiezione in 70 mm in lingua originale sottotitolata fino a mercoledì 17 febbraio), Cinefilia Ritrovata torna sul nuovo film di Quentin Tarantino. A seguire due nuove recensioni dai nostri collaboratori.
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Suoni e visioni di un’America nuova: “Il laureato”
Ricordando Jacques Rivette
Godot e la Pontiac. Le radici di “Strada a doppia corsia” di Monte Hellman
Nel gregge di registi cresciuti sotto lo sguardo di Roger Corman negli anni Sessanta, Hellman ha maturato uno stile decisamente più ostico che, complici alcuni passi falsi nella scelta dei soggetti, lo ha lentamente trascinato lontano dalle scene. La sua poetica, non di rado accostata a Michelangelo Antonioni, si distingue per l’uso di ellissi, lunghi silenzi e, nelle pellicole più riuscite, un senso di vuoto che avvolge l’intera narrazione, spingendo molta critica a definirlo portavoce di un “esistenzialismo americano”. Chi si affanna a scavare alla ricerca della filosofia di Albert Camus o Jean-Paul Sartre è però fuori strada: alle radici delle opere del cineasta c’è una formazione teatrale, caratterizzata dal nume tutelare di Samuel Beckett.
“Cremaster Cycle”: al confine fra cinema e videoarte
Cremastere: muscolo dell’apparato genitale maschile che regola la contrazione, cioè l’innalzamento e l’abbassamento dei testicoli in relazione agli stimoli esterni. Il cremastere è presente nel feto di entrambi i sessi, e il suo “scendere” corrisponde alla differenziazione maschile, il suo “ascendere” a quella femminile.
Road Music: “Easy Rider”
La missione civile di Dondero: “Calma e gesso”
“Art War”: quando l’arte diventa arma
Niente sesso, siamo hardcore gamer
“The Hateful Eight”: letture critiche (prima parte)
In proiezione in questi giorni al cinema Lumière, The Hateful Eight segna il grande ritorno di Quentin Tarantino dietro la macchina da presa. Il regista statunitense ha voluto girare il suo ottavo film su pellicola 65 mm e proiettarlo in 70 per soddisfare una serie di personali desideri artistici. Due collaboratori di Cinefilia Ritrovata lo hanno visto, a seguire le loro considerazioni.
“La passeggera” di Munk e la memoria insostenibile
La passeggera di Munk, ancora troppo poco consolidato nella storia del cinema, è invece uno dei più importanti film mai girati sui campi di sterminio. La vicenda produttiva della pellicola, come noto, è già di per sé un romanzo. La facciamo rievocare a Peter Von Bagh: “Munk riesce a trasmettere le stesse sensazioni ed è forse il miglior film di finzione sui campi di concentramento nell’indagare il complesso rapporto tra vittima e carnefice, e uno dei migliori in assoluto insieme al documentario di Resnais, Notte e nebbia (1955)”.
Patrimonio musicale: “Song From the Forest”
Il mondo delle borgate da Pasolini a Scola: i primi quarant’anni di “Brutti, sporchi e cattivi”
Radley Metzger e il vintage porn
“Revenant”: critici a confronto
Come accaduto altre volte, Cinefilia Ritrovata – vista l’importanza del film, in programmazione al cinema Lumière – propone due interventi dei suoi collaboratori per un più ampio ventaglio critico. Film di grande successo, Revenant sembra avere un unanime consenso di pubblico ma sfumature più ampie presso gli esperti. Ecco dunque due interessanti opinioni, a seguire.
Addio a Ettore Scola
Risultati del sondaggio per il miglior film 2015
Quando “Il grande dittatore” uscì in sala
Il cinema di un ragazzo di vita: Franco Citti
“Il grande dittatore” nelle parole di Hannah Arendt (e altre grandi firme)
In occasione dell’attesa uscita di Il grande dittatore restaurato dalla Cineteca di Bologna, e proposto contemporaneamente in sala e in DVD, abbiamo al solito pensato di sfruttare il grande lavoro del mini-sito dedicato al film. Ne estraiamo la ricca antologia critica, che parte con alcune righe decisamente rilevanti scritte da Hannah Arendt. A seguire, le altre grandi firme selezionate dai materiali d’epoca e dalla fortuna critica successiva, compresa una intervista della curatrice Cecilia Cenciarelli a Ugo Casiraghi prima della morte.